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Alitosi e sua prevenzione

Etimologicamente, il termine alitosi deriva dal latino halitus ( “respiro”) e il suffisso dal greco antico -σις (-sis) che indica la procedura.

L’alitosi, o alito cattivo, è un odore sgradevole del cavo orale di cui soffre fino a un 50% della popolazione adulta in un determinato periodo della sua vita (1). È essenziale individuare le cause di origine oronasale, che sono le più frequenti. L’anamnesi e l’esame clinico sono le basi diagnostiche principali. In ogni caso di alitosi sono indicate le misure di igiene e cura del cavo orale (1).

Il cattivo odore della bocca è causato dalla attività metabolica dei batteri del cavo orale che causano la produzione di sostanze volatili di solfuro. Pertanto, circa il 90% delle alitosi hanno origine nella cavità orale (1).

Mezzi di rivelazione dell’alitosi

Per rilevare l’alitosi esistono diversi metodi e ci sono due modi per valutare il cattivo odore orale: organolettico e strumentale.

  • Organolettico. L’esaminatore, con il suo olfatto, valuta l’alito cattivo a differenti distanze dalla cavità orale e assegna gradi di gravità per ogni distanza (3-7).
  • Strumentale. Gascromatografia: è un metodo di valutazione sviluppato e affidabile ed è sia quantitativo che qualitativo. Questo metodo identifica e quantifica i singoli componenti dell’aria espirata (8).
  • Sensori di solfuro: possono rilevare i composti volatili solforati come il solfuro di idrogeno, il metilmercaptano, il dimetilsolfossido, che svolgono un ruolo chiave nello sviluppo dell’alitosi (9, 10).
  • Sensore linguale dei solfuri: si ottiene una misura quantitativa del livello di solfuri della zona posteriore della lingua. È uno strumento semplice, affidabile e di facile utilizzo clinico per valutare il cattivo odore che si genera nella zona posteriore della lingua e, inoltre, sembra che possa essere coinvolto nel trattamento delle persone con l’alitosi (11).
  • Terreni di coltura: usando l’Halitest® (ProFresh, Inc, Philadelphia), un terreno modificato per lo sviluppo di batteri anaerobici arricchito di cistina e metionina e di una piccola quantità di acetato, è possibile misurare il tasso di sviluppo dei composti volatili di zolfo nella cavità orale (12).

Cause dell’alitosi

Il cattivo odore orale ha un’origine complessa di natura estrinseca e intrinseca. Le cause estrinseche includono il tabacco, l’alcol e alcuni alimenti come la cipolla, l’aglio e alcune spezie (13, 14). Le cause intrinseche di alito cattivo possono avere un’origine intraorale (90%) o sistemica (10%) (15, 16).

  • L’aglio, la cipolla e il curry causano temporaneamente l’alito cattivo. L’uso di sigarette, di alcol, di droghe e di altre sostanze, come il disulfiram, così come alcune malattie, si associano alla produzione temporanea di alito cattivo (17).
  • Le infezioni virali, batteriche o fungine dell’orofaringe possono essere una fonte di alito cattivo. La candidosi orofaringea, che è causata da fattori locali o sistemici, si associa alla presenza di alito cattivo(13).
  • L’insufficienza epatica è caratterizzata da un odore di zolfo e l’uremia ammoniaca (13).
  • Il diabete mellito non trattato provoca un alito fruttato simile all’odore delle mele decomposte o all’acetone (8, 13).
  • L’uso cronico di corticosteroidi per via inalatoria può provocare la comparsa di candidosi orofaringea. Questa patologia può presentarsi anche in pazienti trattati con antibiotici ad ampio spettro, in persone con cancro, con diabete, con xerostomia, nei pazienti immunodepressi o in quelle persone che soffrono di patologie debilitanti (13).

Prevenzione e trattamento dell’alitosi

Per prevenire l’alitosi, così come per curarla, è necessario educare il paziente, potenziando le tecniche meccaniche per la rimozione della placca mediante spazzolamento, filo interdentale e l’uso di spazzolini interprossimali, così come il controllo chimico della placca con collutori orali, dentifrici e agenti antimicrobici (19). È necessario fornire istruzioni su come pulire le sue protesi o apparecchi rimovibili e insistere sul controllo e l’eradicazione del fumo. Inoltre si devono indicare le modifiche alla dieta indispensabili per il controllo dell’alito cattivo (17, 20, 21).

L’igiene orale si completa con la pulizia della parte posteriore e di quella laterale della lingua, poiché sono le zone in cui si accumulano una grande quantità di batteri che producono i composti volatili di zolfo, sia nei pazienti sani che in quelli affetti da parodontite (20, 22, 23).

Le ricerche sostengono principalmente uno spazzolamento preliminare della lingua per rimuovere i residui profondi, combinata all’uso di raschietti per la rimozione degli stessi e di ripetere questa procedura cinque volte. Non si consiglia la pulizia della lingua con spazzolini tradizionali, poiché la loro forma corta e larga produce una riduzione dell’efficacia rispetto ai raschiatori (24).

Il trattamento dentale porta alla soluzione definitiva dell’alitosi. Pertanto, è indispensabile curare la malattia parodontale, eliminare o ridurre le tasche dentali colpite, eseguire le protesi e le ricostruzioni correttamente e curare le patologie della polpa (21).

L’incorporazione di agenti antimicrobici per il controllo dell’alitosi aiuta a diminuire il numero di batteri gram-negativi che producono i composti volatili dello zolfo; per questo motivo si consiglia l’uso di cloruro di cetilpiridinio, di clorexidina gluconato allo 0,12% di timolo, di fenolo o di lattato di zinco (5, 20-23, 25- 27).

Il consumo di certi alimenti come il succo di pomodoro, le pillole di clorofilla, le gomme da masticare, l’olio di girasole o i semi di prezzemolo, tra gli altri, possono rinfrescare l’alito e fornire un effetto deodorante transitorio mascherando il problema (5, 20, 21 ). Le raccomandazioni relative alla dieta sono orientate verso il consumo di sedano e carote essendo alimenti fibrosi, antibatterici, antivirali, antifungini e neutralizzanti dell’acidità; inoltre, forniscono una rimozione meccanica della placca per trascinamento. Inoltre, si consiglia il consumo di pomodoro, melone e mele per il loro alto contenuto di acqua e le arance per la vitamina C (5).

Bibliografia

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