L’importanza di frutta e verdura nella malattia parodontale

Le autorità sanitarie non hanno dubbi: consumare 5 porzioni di frutta e verdura al giorno è sano e riduce considerevolmente il rischio di malattie cardiovascolari, di morte prematura e di cancro. Diversi studi osservazionali con evidenza di alta qualità lo confermano scientificamente.

Un frutto di media grandezza; mezza fetta di melone, anguria o ananas; due o tre albicocche, prugne, mandarini, ecc. o una tazza di ciliegie, fragole o uva sono un esempio di una porzione di frutta (140-150 g a peso netto, cruda e pulita). Un piatto di verdura cotta, un piatto di insalata mista, media melanzana o zucchina, un piatto medio di cetrioli o pomodori, una carota grande, quattro carciofi medi o cinque funghi champignon medi sono un esempio di una porzione di verdure (140-150 g a peso netto, crude e pulite).

La frutta e la verdura sono ricche di vitamine, minerali e composti polifenolici. Un consumo inadeguato di queste sostanze può predisporre a un rischio maggiore di soffrire di malattia parodontale.

Un gruppo di ricercatori polacchi ha pubblicato i risultati di una revisione sistemica sugli effetti del consumo di frutta e verdura nella malattia parodontale. Usando MEDLINE (PubMed), Scopus e Google Scholar come database, hanno trovato e analizzato 181 articoli potenzialmente rilevanti fino a selezionarne 15 per la revisione finale. Di questi, 4 descrivevano gli studi sperimentali, 3 informavano sugli studi di coorte prospettici e retrospettivi e 8 erano studi trasversali. In totale hanno partecipato alla revisione 10.604 persone da 15 a 90 anni.

I risultati erano evidenti. Il consumo di almeno 5 porzioni al giorno di frutta e verdura può prevenire la progressione delle malattie parodontali, soprattutto la parodontite e la perdita dei denti. È stato osservato, inoltre, che il consumo di determinati frutti e verdure nella dieta e le attività di educazione nutrizionale sono essenziali nel trattamento dei pazienti con gengivite e parodontite.

Nonostante per la conferma definitiva dei risultati siano necessari studi sperimentali e osservazionali più definiti, raccomandare il consumo di 5 porzioni al giorno di frutta e verdura e includere una visita nutrizionistica nei pazienti affetti da parodontite deve diventare una norma nel trattamento terapeutico del paziente parodontale.

Effetto della menopausa sulla salute parodontale

In una recente pubblicazione del Journal of International Society of Preventive & Community Dentistry sono stati presentati i risultati di una ricerca eseguita con lo scopo di osservare l’influenza della menopausa sulla saliva e sulla salute orale. A tal proposito, sono stati analizzati il tasso di flusso salivare, il pH della saliva stimolata, lo stato dell’igiene orale, la presenza di carie dentali e la salute parodontale in 40 donne sane con un ciclo mestruale normale (gruppo di controllo) e 40 donne sane postmenopausiche (gruppo di casi).

La menopausa è un momento fisiologico della vita della donna che coincide con una riduzione della produzione ormonale (estrogeni e progesterone) e con la scomparsa del ciclo mestruale. Le vampate di calore, il dolore articolare, la secchezza delle mucose, il calo del desiderio sessuale, la sudorazione notturna, gli sbalzi d’umore, i deficit cognitivi e l’insonnia sono le manifestazioni cliniche principali di questa fase.

I cambiamenti subiti dalla donna durante la menopausa e l’età influiscono sullo stato della salute orale. L’assottigliamento della mucosa orale, la diminuzione del flusso salivare, la sindrome della bocca urente, la recessione gengivale, la perdita dell’osso alveolare, il deterioramento dei denti, le carie radicolari e i problemi delle articolazioni della mandibola sono le manifestazioni del cavo orale più comuni in questa fase.

risultati della ricerca hanno dimostrato una diminuzione del flusso salivare e del pH della saliva nel gruppo dei casi (p<0,001). Dall’altro lato, l’indice semplificato di igiene orale, l’indice dei denti cariati persi e otturati, l’indice parodontale di comunità e l’indice di perdita dell’inserzione sono stati maggiori nelle donne postmenopausiche rispetto a quelle dei gruppi controllo (p <0,001).

Per questi motivi, è fondamentale prestare maggiore attenzione alle precauzioni da prendere in questo momento della vita di una donna per assicurare un’ottima condizione del cavo orale. Stabilire una serie di misure e routine sane ridurrà in modo considerevole le conseguenze della menopausa sulla salute orale.

Disfunzione erettile e parodontite

Uno studio dell’Associazione per la Ricerca sulle Disfunzioni Sessuali in Assistenza di Base (AISD-AP) svolto in Spagna su 3600 soggetti maschili, ha dimostrato che il 42,68% degli uomini che richiedono una visita all’assistenza di base presenta un problema di disfunzione erettile con diversi livelli di gravità, un problema che in Spagna colpisce 1 su 5 uomini maggiori di 18 anni.

L’impotenza sessuale maschile o disfunzione erettile è una persistente incapacità di raggiungere o mantenere l’erezione per un tempo sufficiente al rapporto sessuale. Il trattamento terapeutico, con evidenza scientifica dimostrata, prevede la cura farmacologica, le iniezioni intracavernose e la chirurgia (protesi peniena).

Le cause di questo disturbo sessuale maschile possono essere diverse. Fattori psicologici, farmacologici od organici (vascolari, neuronali od ormonali) sono stati coinvolti nella sua eziologia, nella maggior parte dei casi multifattoriale.

A luglio del 2018, alcuni ricercatori dell’Università di Granada pubblicarono i risultati di uno studio di casi e controlli che dimostrava come la parodontite cronica fosse strettamente legata alla comparsa della disfunzione erettile. Prima di questa data erano stati pubblicati diversi studi che collegavano entrambe le patologie a malattie cardiovascolari ed era noto che queste avevano gli stessi fattori di rischio (fumo, ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, diabete mellito, ecc.), ma  non era stata ancora studiata l’eventuale esistenza di un legame diretto tra la malattia parodontale e la disfunzione erettile.

Gli autori dello studio fissarono i parametri del sangue di testosterone, proteina C reattiva, glucosio, emoglobina glicosilata, colesterolo totale, colesterolo buono, colesterolo cattivo e trigliceridi, e analizzarono lo stato parodontale su 158 uomini, 80 casi e 78 controlli, con età compresa tra i 18 e i 70 anni e con più di 11 elementi dentali nel cavo orale.

Dopo aver verificato le variabili sociodemografiche (età, consumo di alcol, tabagismo, diabete e malattia cardiovascolare), parodontaliurologiche e biochimiche in entrambi i gruppi e aver eseguite le opportune analisi, osservarono che:

  • Il diabete e le malattie cardiovascolari erano le più diffuse nel gruppo dei casi.
  • I valori di trigliceridi, emoglobina glicosilata e proteina C reattiva erano notevolmente più elevati nei pazienti con disfunzione erettile.
  • Anche la malattia parodontale, presente nel 74% della popolazione oggetto di studio, mostrò maggiore profondità di sondaggio e di perdita ossea nel gruppo dei casi e l’analisi di regressione logistica rivelò che i pazienti con malattia parodontale avevano maggiore probabilità di soffrire di disfunzione erettile.

Alla luce di questi risultati, gli autori conclusero che la parodontite cronica poteva costituire un fattore di rischio nella eziopatogenesi della disfunzione erettile, indipendentemente dalle altre morbilità.

Si ritiene che la parodontite possa determinare una situazione di infiammazione sistemica, a causa dei batteri patogeni parodontali e dell’aumento delle citochine proinfiammatorie nella malattia parodontale, che generano una disfunzione endoteliale dei vasi sanguigni, che, oltre a compromettere il sistema cardiovascolare, avrebbe un impatto negativo sui corpi cavernosi del pene.

Sebbene siano necessari studi più approfonditi sul tema, secondo quanto osservato fino ad oggi, non è fuori luogo informare gli urologi dell’importanza di consigliare al paziente, affetto da disfunzione erettile per alterazione vascolare, di rivolgersi a un dentista.

Relazione tra malattia parodontale e aborto spontaneo

Un aborto spontaneo, noto anche come aborto involontario o aborto naturale, consiste nella perdita involontaria di un embrione (prima dell’ottava settimana) o di un feto (dopo l’ottava settimana) prima della ventesima settimana di gestazione. È una complicanza della gravidanza che può rivelarsi un’esperienza traumatica per le donne, sia a livello fisico che psicologico.

Diversi studi scientifici, tratti dalla letteratura medica, hanno dimostrato il collegamento tra la malattia parodontale e un esito sfavorevole della gravidanza, che può determinare un parto prematuro, il basso peso del neonato o la gestosi.

Qualche mese fa alcuni ricercatori hanno pubblicato sul Journal of Periodontology i risultati di uno studio di casi e controlli comparati che associava la parodontite e i batteri parodontopatici all’aborto spontaneo1.

Hanno partecipato allo studio 170 donne: 85 casi (donne che avevano subito un aborto spontaneo prima della ventesima settimana di gestazione) e 85 controlli (donne della stessa età, epoca gestazionale e struttura ospedaliera). Sono stati eseguiti gli esami parodontali del cavo orale e sono stati raccolti dei campioni di placca batterica sottogengivale per determinare i livelli di Porphyromonas gingivalisTannerella forsythiaFusobacterium nucleatum in essa contenuti.

risultati hanno dimostrato che i casi sono stati significativamente più predisposti a soffrire di parodontite (50,6%) rispetto ai controlli (21,2%; p = 0,007). Tuttavia, non è stato osservato un collegamento significativo dal punto di vista statistico tra i livelli di batteri parodontopatici e l’aborto spontaneo; i livelli aumentati di P. gingivalis e F. nucleatum sono stati associati alla malattia parodontale sia nel gruppo dei casi sia in quello dei controlli, mentre l’aumento di T. forsythia e la parodontite è stato osservato soltanto nelle donne del gruppo dei casi.

Dai risultati ottenuti si è concluso che la malattia parodontale è più frequente nelle donne che hanno subito un aborto spontaneo che nelle donne controllo comparate, nonostante il livello di batteri parodontopatici non sia legato all’aborto naturale di questa popolazione.

Tenuto conto dei dati presentati, e poiché i cambiamenti ormonali che si verificano durante la gravidanza favoriscono la comparsa di gengivite nella gestante, è importante che le donne in stato di gravidanza mantengano un’igiene adeguata del cavo orale e che si rivolgano sin da subito al proprio dentista per la cura di denti, adottando tutte le misure di prevenzione indicate ed evitando eventuali complicanze successive.

Tipologie di ortodonzia: vantaggi e svantaggi

L’ortodonzia è quella branca dell’odontoiatria che si occupa della correzione della posizione dei denti e del rapporto tra le arcate per assicurare un’occlusione dentale stabile e funzionale.

A seconda del momento in cui si interviene, esistono diversi tipi di ortodonzia:

  1. Ortodonzia preventiva: Si basa su movimenti limitati a pochi denti e nei casi in cui l’alterazione sia solo dentale. Questo intervento è finalizzato a controllare e gestire lo spazio, effettuare piccole correzioni dei denti, controllare le abitudini e le alterazioni.
  2. Ortodonzia ortopedica e intercettiva: Viene utilizzata in genere nei bambini in fase di crescita tra 6 e 10 anni, approfittando dello sviluppo delle ossa mascellari. Mediante l’apparecchio ortodontico è possibile guidare la crescita dell’osso. Ha la finalità di modificare l’osso.
  3. Ortodonzia correttiva. In questo tipo di ortodonzia si è già instaurata una malocclusione. Viene intrapresa in genere alla fine dell’età di sviluppo. Se questo intervento non può correggere il difetto è necessario ricorrere alla chirurgia ortognatica.

L’apparecchio può essere fisso o mobile. Di seguito sono riportate le tipologie più frequenti di tecnica e apparecchio:

  1. Bracket convenzionali

Sono i più classici e vengono posizionati sulla parte esterna del dente. Tra questi esistono i bracket metallici, estetici (che possono essere montati con tecnica convenzionale fissando l’arco al bracket con l’ausilio di una legatura) o autoleganti (gli archi vengono fissati con uno sportellino che ha il proprio bracket).

Bracket Metallici: in metallo, vengono usate delle legature per fissare l’arco

  • Svantaggio:  estetico e sfregamenti
  • Vantaggio: economico e possibilità di correggere tutte le malocclusioni senza intervento chirurgico

Bracket autolegabili: Senza legature, sportellini per fissare l’arco

  • Vantaggio: relativamente più veloce, igiene migliore, distanza tra una visita e l’altra
  • Svantaggio: tecnica abbastanza nuova e costosa

Bracket di Zaffiro: Trasparenti, si mimetizzano con il dente.

  • Vantaggio: estetico e non si macchiano
  • Svantaggio: più costosi
  1. Ortodonzia invisibile

Si tratta di una mascherina trasparente in plastica dura che viene cambiata ogni 15 giorni. In base al numero di movimenti esistono mascherine di breve o lunga durata. La mascherina va indossata tutto il giorno e viene tolta soltanto per mangiare e per lavarsi i denti.

  • Vantaggio: estetico, può essere tolta ed è più igienica
  • Svantaggio: prezzo elevato
  1. Ortodonzia linguale

L’apparecchio viene collocato sulla parte interna del dente, non è visibile dall’esterno. L’apparecchio ortodontico linguale può essere preformato o su misura.

  • Svantaggio: piaghe sulla lingua, difficoltà a parlare, non possono essere realizzati tutti i i trattamenti ed è costosa
  • Vantaggio: estetico

Lo spazzolino da denti: storia e caratteristiche

Chi ha inventato lo spazzolino?

Lo spazzolino, così come lo conosciamo oggi, è stata un’invenzione dei dentisti cinesi risalente a oltre 1500 anni fa. Precedentemente gli arabi usavano dei ramoscelli di areca, una pianta meglio conosciuta come palma, i cui semi (noti con il nome di “noci”) erano a loro volta un ottimo dentifricio. L’areca fu utilizzata anche dagli abitanti del lontano Oriente, nonostante la mischiassero con la foglia di betel e con la poltiglia ottenuta dai gusci macinati di alcuni molluschi. Il risultato era una sorta di chewing gum che manteneva i denti puliti ed era un rimedio contro l’alito cattivo. Lo spazzolino che conosciamo oggi è stato inventato nel XVII secolo. Nella corte francese veniva utilizzato uno spazzolino realizzato con crine di cavallo o di altri animali, con ottimi risultati. Nel nostro secolo una delle innovazioni dello spazzolino, il cosiddetto “spazzolino miracoloso” del Dott. West del 1938, era fatto di ciuffi di seta che permettevano una perfetta igiene orale e che porteranno al prodotto che abbiamo oggi nelle nostre casa (1).

Come deve essere un buono spazzolino?

La funzione di un buono spazzolino è di rimuovere il biofilm orale senza danneggiare lo smalto (2). Deve soddisfare, quindi, i requisiti seguenti:

  • Setole in Tynex®della qualità e durezza adeguate, con la punta arrotondata e morbida per effettuare una pulizia efficace senza danneggiare i tessuti molli e la superficie dello smalto, permettendo l’accesso agli spazi interprossimali.
  • Testina della giusta grandezza a forma di diamante, leggermente più stretta da un lato per permettere di raggiungere le zone posteriori del cavo orale, più difficili da pulire. La lunghezza della testina deve essere uguale all’area occupata da due a tre denti contigui.
  • Collo maneggevole che agevola l’accessibilità e che si possa flettere fino a raggiungere la posizione che meglio si adatta al cavo orale.
  • Manico con impugnatura ergonomica antiscivolo e flessibile.

Oltre ad una serie di caratteristiche che deve avere uno spazzolino, è importante anche il modo in cui si utilizza e si conserva. Di seguito, qualche consiglio per mantenere lo spazzolino pulito e in buono stato (3):

  • Lo spazzolino non deve essere condiviso.
  • Dopo l’uso, deve essere sciacquato con l’acqua del rubinetto per rimuovere eventuali residui di dentifricio o di cibo.

Deve essere tenuto in posizione verticale. Se ci sono più spazzolini, tenerli separati per evitare che i microrganismi passino da uno all’altro. Si raccomanda di utilizzare un cappuccio di protezione per tenerlo isolato dagli agenti esterni. È importante che il cappuccio non sia totalmente chiuso e presenti dei fori che permettano la aerazione delle setole.

Perché è importante sostituire lo spazzolino ogni 3 mesi?

I dentisti raccomandano di sostituire lo spazzolino quando compaiono i primi segni di usura o almeno ogni tre mesi. Studi scientifici dimostrano che uno spazzolino consumato non è in grado di rimuovere la placca batterica o il biofilm orale con la stessa efficacia di uno in condizioni ottimali¹.

Perdita di efficacia delle setole

L’uso prolungato dello spazzolino determina il deterioramento delle setole che perdono la loro efficacia² e non puliscono adeguatamente le zone difficilmente raggiungibili. Di conseguenza, la pulizia sarà poco efficace e può consumare lo smalto o danneggiare le gengive. Le setole danneggiate, inoltre, incrementano la contaminazione batterica. È stato dimostrato che uno spazzolino in cattive condizioni non è efficace nella rimozione del biofilm orale².

Dobbiamo rendere consapevoli i nostri pazienti perché mantengano l’efficacia dello spazzolino:

  • Evitando di utilizzarlo dal momento in cui compaiono i primi segni di usura (le setole iniziano ad aprirsi a ventaglio).
  • Cambiando lo spazzolino con maggiore frequenza, almeno ogni tre mesi, soprattutto nei bambini e nelle persone con apparecchio ortodontico.

Gli studi scientifici dimostrano come uno spazzolino utilizzato per un periodo superiore a tre mesi non sia in grado di rimuovere correttamente il biofilm orale².

Le setole: l’ambiente ideale per la crescita dei batteri

Gli spazzolini possono svolgere un ruolo importante nella trasmissione di malattie e aumentare il rischio di infezione, poiché possono fungere da luogo di proliferazione dei microrganismi. La contaminazione è dovuta all’annidamento e sopravvivenza dei microrganismi infettivi presenti nello spazzolino. La contaminazione degli spazzolini si verifica subito dopo il primo utilizzo e aumenta con il tempo³.

L’ambiente umido e poco ventilato favorisce l’accumulo e la crescita dei batteri. Per questo motivo occorre prendere alcune precauzioni:

  • Sciacquare bene lo spazzolinodopo l’uso e rimuovere l’acqua in eccesso.
  • Utilizzare sempre lo spazzolino con il cappuccioper assicurarsi che sia la testina che le setole siano protette, senza tuttavia impedire il passaggio dell’aria. Questo ridurrà l’ambiente umido che si crea tra le setole.
  • Tenere lo spazzolino in posizione verticaleper agevolarne l’asciugatura e impedire la contaminazione.
  • Evitare il contatto tra gli spazzolini per prevenire la contaminazione crociata.
  • Cambiare lo spazzolino dopo una malattia. Si tratta di una precauzione fondamentale poiché gli organismi infettivi possono restare nello spazzolino e causare una ricaduta.
  • Cambiare lo spazzolino almeno ogni tre mesinonostante l’aspetto non sia deteriorato, poiché l’accumulo di batteri potrebbe essere eccessivo nell’arco di quel tempo o, addirittura prima, se si osservano segni di usura.

 

Come diagnosticare l’erosione dentale?

L’erosione dentale è la perdita progressiva dello smalto dei denti, in conseguenza dell’azione di sostanze acide, che non coinvolge i batteri. Nonostante il processo chimico di questo problema dentale sia simile a quello della carie, vale a dire la dissoluzione dell’idrossiapatite per effetto dell’azione di sostanze acide, l’erosione dentale non si presenta come una lesione superficiale dello smalto che determina la rimineralizzazione, come nel processo della formazione di carie, ma come una lesione della superficie che è suscettibile all’erosione e resistente alla rimineralizzazione. Spesso le lesioni erosive sono estese e coinvolgono tutta la dentizione.

È da tenere presente che l’origine dell’erosione può essere intrinseca, se legata a problemi gastrici come il reflusso o a disordini alimentari come la bulimia, o estrinseca, se dovuto al consumo di cibi o bevande molto acide producendo un cambiamento costante del pH nella cavità orale.

Diagnosi
Nella diagnosi clinica dell’erosione dentale si possono diagnosticare le abitudini del paziente e i problemi gastrici o psicologici a seconda della zona della lesione:

– Lesioni localizzate sulla superficie vestibolare dei denti antero-superiori se l’origine è alimentare.
– Erosione sui lati occlusali dei molari inferiori se l’origine è gastrica (reflusso).
– Erosione sui lati palatini dei denti antero-superiori in pazienti bulimici (vomitando, la lingua protegge i denti inferiori).

Gestione dell’erosione dentale   
La chiave per gestire l’erosione dentale è la prevenzione, evitando il consumo di bevande e cibi con un contenuto elevato di acidi, mediante terapie in clinica come l’applicazione topica di fluoro e raccomandando sempre l’uso di prodotti specifici con nanoparticelle di idrossiapatite che hanno la capacità di depositarsi sullo smalto dei denti contribuendo a prevenire l’erosione dentale grazie alla formazione di uno strato di protezione.

La mancanza di prevenzione di questa patologia può determinare una perdita sostanziale di smalto e l’esposizione della dentina causando, a sua volta, sensibilità dentale, perdita della dimensione verticale e problemi estetici.

Per quanto riguarda il trattamento, se le lesioni sono lievi, potranno essere trattate con otturazioni mediante composito. Se, invece, non vengono arrestate, nella maggior parte dei casi sarà necessario un trattamento endodontico per eliminare la sensibilità dentale e/o la collocazione di corone, faccette estetiche o intarsi per recuperare la dimensione verticale persa.

Protocollo di attuazione – Come prevenire e curare l’erosione dentale?

L’erosione dentale è la perdita progressiva dello smalto dei denti in conseguenza dell’azione di sostanze acide che non coinvolge i batteri. Il processo è simile a quello della carie, ma in questo caso è una lesione dello smalto suscettibile all’erosione e resistente alla rimineralizzazione. È imprescindibile, quindi, fissare un protocollo di prevenzione e sapere quale è la cura necessaria per frenare la perdita del tessuto di sostegno dei denti.

Protocollo di prevenzione dell’erosione dentale

  1. Evitare e ridurre il contatto diretto con le sostanze acide
    • a) Ridurre il consumo di cibi e bevande acide e gassate. Si raccomanda il consumo delle bibite frizzanti con l’utilizzo di una cannuccia per evitare il contatto diretto con i denti.
    • b) Evitare cibi quali limone, aglio, frittura… che possono causare un aumento di reflusso gastroesofageo nei pazienti che soffrono di questa patologia e, qualora il paziente non stia seguendo una cura, consigliare una visita medica per il controllo dell’acidità.
  2. Aumentare la resistenza agli acidi mediante una terapia a base di fluoro: è stato dimostrato che il fluoro contribuisce a ridurre gli effetti erosivi degli acidi, con applicazione topica o di vernici.
  3. Raccomandare una cura di igiene orale quotidiana con dentifricio o collutorio a base di fluoro che contengano nanoparticelle di idrossiapatite a concentrazione specifica che, secondo quanto dimostrato, contribuiscono a prevenire l’erosione dentale.
  4. Uso di calcio e fosfato per aumentare la resistenza degli acidi: il calcio e il fosfato riducono considerevolmente il potenziale erosivo di diversi agenti acidi.
  5. Consigli per lo spazzolamento dei denti: le persone che soffrono di erosione dentale e che utilizzano dentifrici abrasivi possono peggiorare ulteriormente la perdita dello smalto. A tal proposito, è importante raccomandare a questi pazienti dentifrici non abrasivi, di fare gli sciacqui con l’acqua prima di spazzolare i denti e dopo il consumo di cibi o bevande acide per ripristinare il pH del cavo orale; di attendere almeno 30 minuti prima di lavarsi i denti e lasciare che la saliva neutralizzi il pH. Inoltre, i prodotti a base di fluoro con azione anticarie aiutano a prevenire l’erosione.

Cura dell’erosione dentale:

Si raccomanda di iniziare la cura dell’erosione dal protocollo di prevenzione sopra descritto. Dopo aver informato il paziente e controllato il protocollo di prevenzione, si passerà alla cura di ripristino in base al livello di erosione subito dai denti:

  1. Erosione iniziale: se la perdita dello smalto non è totale, procederemo soltanto a controllare il paziente mediante il protocollo di prevenzione.
  2. Erosione moderata: in caso di perdita totale dello smalto su una sola zona del dente, con conseguente esposizione della dentina, provvedere all’otturazione mediante composito.
  3. Erosione severa: qualora il paziente presenti esposizione della dentina su diverse zone del dente o su più parti e soffra di sensibilità, è necessario intervenire e, in qualche caso, potrebbe essere necessario il trattamento endodontico e la collocazione di intarsi o corone.