L’igiene interprossimale una pratica caduta nell’oblio

Il biofilm o placca dentale è la causa principale delle patologie orali più importanti. Per evitarne l’accumulo è fondamentale eseguire una corretta igiene orale che includa anche le zone interprossimali.
Lo spazzolino e il dentifricio rappresentano il mezzo più comune utilizzato dalla popolazione per l’igiene orale. Tuttavia, esistono alcune zone, come quella interprossimale, difficili da raggiungere con lo spazzolino, dove si depositano i residui di cibo e, soprattutto, i batteri.

Cos’è la zona interprossimale?
La zona interprossimale è quella situata tra i denti, nello spazio al di sotto del punto o dell’area di contatto dei denti, occupato in genere dalla gengiva.
Gli spazi interprossimali, soprattutto quelli posteriori, possono essere difficili da raggiungere anche se i denti sono correttamente allineati. Per questo motivo, se non vengono accuratamente spazzolati, il biofilm può accumularsi facilmente in questi spazi.

Cos’è il biofilm del cavo orale?
Il biofilm del cavo orale, comunemente noto come placca dentale, è un’aggregazione di batteri contraddistinta dalla secrezione di una matrice extracellulare che aderisce alla superficie dei denti(1). Sono state descritte circa 700 specie diverse di batteri del cavo orale(2). È costituito da un 15%-20% di batteri e da un 80%-85% di una matrice composta da polisaccaridi extracellulari, proteine, sali minerali e materiale cellulare.
Quando i batteri si aggregano sottoforma di biofilm, acquisiscono proprietà diverse da quelle che avrebbero separatamente, come una maggiore capacità adattativa e una resistenza maggiore agli agenti microbici.

Perché è importante evitare l’accumulo del biofilm?
I batteri presenti nel biofilm sono la causa delle patologie orali più importanti, quali: carie (il 77% delle carie è di origine interprossimale(3)), malattie parodontali (gengivite e parodontite)(4) e malattie perimplantari (mucosite perimplantare e perimplantite), che possono avere una certa ripercussione anche sulla vita sociale.
Oltre a compromettere la salute orale provocando in alcuni casi la perdita dei denti, queste patologie possono influire a livello sistemico, come nel caso delle malattie parodontali(5). Sono anche la causa di altri problemi orali come l’alitosi o alito cattivo.
Evitando l’accumulo del biofilm, quindi, si prevengono la comparsa e le conseguenze di queste malattie.

Come evitare l’accumulo del biofilm?
Il mezzo più comune per controllare il biofilm è lo spazzolamento dei denti, particolarmente efficace nella rimozione dalla superficie occlusale, vestibolare e linguale o palatale.
Tuttavia, con lo spazzolamento è possibile pulire soltanto il 60% della superficie dei denti. Il restante 40% appartiene alla zona interprossimale. Le zone interprossimali, soprattutto posteriori, sono quelle meno accessibili.

Quali strumenti esistono per l’igiene interprossimale?
Per la pulizia dell’area interprossimale, esistono diversi strumenti, quali: spazzolino interprossimale, filo interdentale e idropulsore. È importante che l’odontoiatra o l’igienista diano a ogni persona le istruzioni per il corretto uso dei diversi strumenti e che sappiano scegliere quello più adeguato in ogni singolo caso.
Esistono anche dépliant e video esplicativi (www.entredientes.es) che consentono a chiunque di conoscere questa tecnica.
Gli spazzolini interprossimali più adatti sono quelli costituiti da setole di qualità, in grado di rimuovere il biofilm e i residui di cibo, e da un filo rivestito di un materiale che non danneggi denti e gengive. È necessario scegliere sia la grandezza adeguata per ogni spazio interprossimale sia la forma della testina, che può essere cilindrica o conica. Le forme coniche sono raccomandate per gli spazi tra i molari e i premolari, quelle cilindriche per il resto degli spazi interdentali.
Così come lo spazzolamento, anche l’igiene interprossimale deve essere eseguita quotidianamente per evitare l’accumulo dei batteri(6).

Perché non si presta attenzione all’igiene interprossimale?
Il motivo principale per cui non viene eseguita la pulizia interprossimale è legato alla disinformazione della maggior parte della popolazione, convinta che lo spazzolamento sia sufficiente per avere una corretta igiene orale. Non si conoscono nemmeno tutti gli strumenti esistenti per l’igiene interprossimale né i casi in cui sono raccomandati (esistono, ad esempio, spazzolini interprossimali di diverse grandezze, filo interdentale con o senza cera, ecc.).
Un altro problema è legato alla mancanza di motivazione. Considerando la scarsa importanza attribuita all’igiene interprossimale ed essendo un’attività che richiede del tempo, le persone non trovano la motivazione necessaria ad eseguirla regolarmente e spesso non viene mai realizzata.
Esiste la possibilità che alcune persone non puliscono gli spazi interprossimali a causa della difficoltà a farlo. È necessaria una certa abilità, pazienza e tempo per imparare ad applicare la tecnica, soprattutto nel caso del filo interdentale(7,8).
Molte persone provano paura quando eseguono la pulizia interprossimale, perché credono che possa causare il sanguinamento o danneggiare le otturazioni o le capsule dentali. Il sanguinamento della gengiva durante la pulizia con il filo interdentale e lo scovolino, o l’uso dell’idropulsore, dipenderà quasi sicuramente da un’infiammazione della gengiva a causa dell’accumulo del biofilm tra i denti, che potrebbe indicare la presenza di una malattia delle gengive e la necessità di intervento mediante un trattamento professionale(6).
Il danneggiamento delle otturazioni o delle capsule dentali non dipende in nessun caso dall’igiene interprossimale, bensì dal cattivo stato delle ricostruzioni.

È necessaria una pulizia dentale professionale nello studio dentistico?
In genere si raccomanda di eseguire la pulizia dentale professionale almeno una volta all’anno. Oltre a controllare lo stato della salute orale e a motivare il paziente a eseguire adeguatamente l’igiene orale, l’obiettivo è la rimozione del tartaro o calcolo dentale e del biofilm accumulato.
Il tartaro o calcolo dentale è biofilm che è aderito ai denti, non rimosso mediante l’igiene orale quotidiana e che si è mineralizzato con il tempo. Una volta che il biofilm si è trasformato in tartaro, gli strumenti per l’igiene interprossimale utilizzati in casa non bastano a rimuoverlo. Saranno necessari, infatti, gli strumenti professionali dello studio dentistico, come la curette o gli ultrasuoni.

Come è possibile migliorare l’igiene interprossimale?
Esistono piccoli trucchi che possono essere d’aiuto per mantenere una bocca più pulita anche negli spazi interprossimali.
* La maggior parte delle persone che eseguono una pulizia orale quotidiana si limitano a spazzolarsi i denti. Un modo per non dimenticare di eseguire l’igiene interprossimale è di invertire l’ordine delle fasi: passare innanzitutto il filo interdentale o lo scovolino e proseguire con lo spazzolamento dei denti.
* Potrebbe essere utile anche utilizzare un rilevatore di placca o biofilm. Utilizzato prima dell’igiene orale, permette di localizzare e di indicare il biofilm accumulatosi tra i denti e, soprattutto, tra gli spazi interprossimali. Il rilevatore di placca può essere utilizzato anche dopo l’igiene orale per valutarne l’efficacia e per contribuire a comprendere l’importanza di utilizzare gli strumenti per l’igiene interprossimale.

Tecnologia sonica per uno spazzolamento efficace

DENTAID, laboratorio esperto in salute orale, presenta VITIS® sonic S20.

Come funziona la tecnologia sonica a doppia azione di VITIS Sonic?

1. Azione meccanica  
Le setole vibrano a una frequenza elevata (vibrazioni soniche) sulla superficie del dente rimuovendo in modo efficace il biofilm orale (placca batterica).

2. Azione idrodinamica
L’alta velocità di vibrazione delle setole emette onde sonore trasmesse attraverso la saliva all’interno del cavo orale, assicurando una maggiore disgregazione del biofilm.

Vengono generate, inoltre, piccole bolle di ossigeno nella saliva spinte verso l’esterno e in grado di alterare la placca batterica nelle zone difficili da raggiungere.

Caratteristiche
La nuova gamma VITIS® sonic combina le caratteristiche degli spazzolini manuali VITIS® con l’innovativa tecnologia sonica, dando vita a uno spazzolino di qualità superiore.

Gli spazzolini VITIS® si sono sempre contraddistinti per la loro testina a forma di diamante e per le setole in Tynex® di alta qualità. VITIS® sonic conserva queste caratteristiche in una testina a grandezza access (piccola) per facilitare l’accesso alle zone posteriori. È disponibile in due consistenze: media, per uno spazzolamento normale, e gingival, con setole a durezza morbida per uno spazzolamento più delicato.

Il manico è ergonomico e antiscivolo in entrambi i modelli. Il Vitis Sonic S20 è dotato di timer per quadrante. Ogni 30 secondi lo spazzolino si arresta momentaneamente per indicare il cambio quadrante e dopo due minuti si spegne per indicare il compimento del tempo minimo raccomandato per spazzolare i denti (2 minuti, 30 secondi a quadrante).

VITIS sonic S20 dispone di tre modalità di spazzolamento: normal, con 31.000 movimenti al minuto per uno spazzolamento efficace rispettando denti e gengive; precision, con 40.000 movimenti al minuto delle setole, che assicura una maggiore precisione e uno spazzolamento più accurato e massage, con vibrazioni tra 31.000 e 40.000 movimenti al minuto, che permettono una pulizia maggiore del margine gengivale.

La batteria è a lunga durata: una sola ricarica può durare diverse settimane.

Efficacia
È stata eseguita una prova di efficacia dello spazzolino VITIS® sonic sotto controllo odontoiatrico su persone che utilizzano in genere lo spazzolino manuale.

VITIS® sonic combina le caratteristiche distintive degli spazzolini VITIS® con l’innovativa tecnologia sonica

Al termine dello studio, è stata riscontrata una riduzione dell’infiammazione delle gengive del 58% dopo 10 giorni e del 69% dopo 21 giorni. Riguardo l’indice di placca, la diminuzione è stata di 20 punti dopo 10 giorni e di 24 punti dopo 21 giorni, determinando una riduzione dell’indice di placca del 39% rispetto alla situazione iniziale sia nel cavo orale che nelle zone interprossimali. È stato eseguito un altro studio della durata di un mese su 535 soggetti che dimostra l’idoneità dello spazzolino VITIS® sonic in termini di design, usabilità e risultati dello spazzolamento e sono stati ottenuti i risultati seguenti:
• Il 90% ritiene che lo spazzolino VITIS® sonic rispetti le gengive.
• Il 96% ritiene che sia uno spazzolino di qualità.
• L’89% afferma che i risultati sono visibili.
• 9 persone su 10 che hanno provato il prodotto lo raccomandano.

In sintesi, oltre ad essere considerato un ottimo spazzolino, lo spazzolino VITIS® sonic contribuisce anche a migliorare la salute delle gengive e l’indice di placca in soli 10 giorni.

Malattia gengivali e paradontali nei bambini

La malattia parodontale ha un’incidenza elevata e può insorgere durante l’infanzia o l’adolescenza, il momento in cui il parodonto subisce un cambiamento costante a causa dell’esfoliazione e dell’eruzione dei denti. Tra le malattie gengivali in bambini e adolescenti, quella più frequente è la gengivite dovuta all’accumulo della placca batterica.

Condizioni parodontali normali nella dentizione temporanea e permanente
È importante identificare qualsiasi cambiamento del parodonto, per questo è necessario riconoscere i parametri normali nella popolazione pediatrica. Nel bordo marginale del dente deciduo, la gengiva appare gonfia, arrotondata e di colore rosso. L’epitelio giunzionale è più spesso, meno permeabile e più resistente all’infiammazione. L’osso alveolare presenta poche trabecole e grandi spazi midollari con abbondante vascolarizzazione. La gengiva marginale dei denti permanenti, invece, è sottile, lisca, lucida e di colore rosa.

Malattie gengivale e paradontali nei bambini
Di seguito, riportiamo le malattie gengivali e parodontali più frequenti nei bambini, secondo la classificazione del Workshop Internazionale dell’Accademia Americana di Parodontologia del 1999.
Le malattie gengivali colpiscono soltanto la gengiva, senza alterare i tessuti di supporto. Possiamo classificarle in:

a. Causate dalla placca batterica
L’accumulo della placca è frequente nei bambini a causa di una tecnica di spazzolamento ancora inadeguata e di fattori locali come l’apparecchio ortodontico fisso. La corretta esecuzione delle tecniche di igiene orale e interprossimale limita l’insorgenza della malattia.

b. Modificate da fattori sistemici
Durante la fase prepuberale e puberale si producono cambiamenti ormonali che possono predisporre a un aumento della risposta infiammatoria dei tessuti gengivali alla placca batterica. La rimozione dei depositi batterici e un’accurata igiene orale quotidiana permette di migliorare i sintomi della patologia. Anche le alterazioni dei livelli di insulina o alcune malattie del sangue come la leucemia possono causare un ingrossamento o un’alterazione delle gengive.

c. Modificate dai farmaci
L’uso di farmaci antiepilettici (fenitoina), immunosoppressori (ciclosporina A) e bloccanti dei canali di calcio (nifedipina) favorisce l’ingrossamento delle gengive.

d. Di origine batterica
La Gengivite Ulcero-necrotizzante Acuta si manifesta con alitosi a causa della necrosi, dell’ulcerazione e del sanguinamento delle papille e del margine gengivale. Può provocare febbre o malessere.

e. Di origine virale
Le lesioni virali causate dal virus herpes simplex di tipo 1 (HSV-1) e la varicella contratta durante l’infanzia possono manifestarsi nella mucosa orale. La gengivostomatite erpetica è la manifestazione classica iniziale dell’HSV-1. È una patologia che si manifesta con una gengivite severa dolorosa, ulcerazioni ed edema accompagnati da stomatite. È caratterizzata dalla formazione di vescicole che si rompono ed evolvono in ulcere ricoperte di fibrina. Si associa a sintomi quali febbre e linfadenopatia.
Il virus della Varicella Zoster provoca la Varicella e i sintomi possono interessare le gengive. Le lesioni intraorali si presentano come piccole ulcere su lingua, palato e gengiva.

f. Di origine micotico
La Candidosi è causata da una sovracrescita di Candida Albicans, in genere a seguito della somministrazione di antibiotici o in conseguenza di una immunodeficienza congenita o acquisita.
La parodontite, invece, si manifesta con l’infiammazione delle gengive e la perdita dei tessuti di supporto.
La parodontite aggressiva è più diffusa tra bambini e adolescenti. È caratterizzata da una grave riduzione dell’osso alveolare e del legamento parodontale di uno o più denti. In base allo stato di severità, viene classificata come lieve, moderata o grave; in base alla sua estensione come localizzata o generalizzata. L’obiettivo del trattamento è la rimozione della placca batterica mediante un controllo igienico da parte del paziente e del dentista e la somministrazione degli antibiotici.

Carie della prima infanzia: fattori di rischio

La carie è una disbiosi che si manifesta soprattutto a causa dell’elevato consumo di zuccheri fermentabili. La disbiosi è un’alterazione dell’equilibrio e della proporzione tra le diverse specie di microrganismi della flora batterica orale.

Per carie della prima infanzia si intende la presenza di una o più lesioni cariose (cavitate o non cavitate), perdita dei denti a causa della carie o otturazione di qualsiasi dente nei bambini minori di 71 mesi.

Attualmente è considerato un problema di salute pubblica che colpisce i bambini in tutto il mondo.

Qualche anno fa era conosciuta come carie “da biberon”, legata quindi all’utilizzo frequente del biberon. Tuttavia, è stato dimostrato che la causa è legata anche al consumo di altri liquidi zuccherati (naturali o artificiali) come latte, latte artificiale, succhi di frutta e bibite.

Tra i fattori di rischio sono compresi anche:

  • Tipologia e frequenza del consumo di idrati di carbonio. Rischio maggiore in caso di alimentazione a base di cibo altamente cariogeno (ad alto contenuto di zuccheri liberi).
  • L’uso prolungato del biberon, preso frequentemente e con l’aggiunta di sostanze zuccherate, legato all’abitudine di addormentare e di far dormire il bambino con il biberon oltre a una scarsa igiene orale, soprattutto la sera.
  • L’allattamento materno in sé, prolungato e su richiesta, non causa l’ECC, ma se combinato con il consumo di altri carboidrati e una scarsa igiene orale, può essere altamente cariogeno.
  • Presenza di placca batterica. La formazione della carie nella prima infanzia è legata alla presenza dei denti nel cavo orale, incrementata in caso di eccessiva placca batterica o di una tecnica di igiene orale inadeguata, essendo la zona del margine gengivale la più propensa all’accumulo di placca batterica.
  • Abitudini di igiene orale inadeguate. Gli studi dimostrano che il rischio di carie si riduce aumentando la frequenza di spazzolamento e l’adozione di una tecnica adeguata.
  • La quantità e la qualità di saliva del bambino, considerando soprattutto che la salivazione si riduce durante la notte, può generare un ambiente altamente cariogeno se non si esegue una buona igiene orale prima di andare a dormire.
  • Modalità di eruzione-calcificazione dei denti. Al momento dell’eruzione, un dente deciduo presenta il 69% di contenuto minerale, ma entrando a contatto con la saliva riceve un apporto continuo di calcio e fosfato che gli consente di raggiungere completamente le sue caratteristiche fisiche (96% di materia organica) in un tempo piuttosto breve. Questo processo ne permette l’adattamento e favorisce l’aumento della resistenza del dente alla dissoluzione acida. Questo spiega il motivo per cui un dente deciduo appena erotto è più vulnerabile all’azione degli acidi.
  • Le alterazioni strutturali dei tessuti duri del dente come, ad esempio, l’ipoplasia dello smalto.
  • Assenza di fluoro nel cavo orale.
  • Pazienti con disabilità fisica e/o mentale che limita la possibilità di effettuare un’adeguata igiene orale.
  • Livello socio-economico che ostacola l’accesso alle informazioni e ai prodotti igienici necessari.

Il trattamento parodontale prima e dopo la radioterapia

Un gruppo di ricercatori della Facoltà di Odontoiatria della Universidade Federal di Uberlândia (Brasile) ha pubblicato su Medicina Orale, Patologia Orale e Chirurgia Orale i risultati di uno studio con lo scopo di rivedere e affrontare temi importanti riguardanti il trattamento parodontale prima e dopo la radioterapia nei tumori di testa e collo, quali, ad esempio, la scelta delle tecniche adeguate, il momento opportuno per fare un curettage o per estrarre un dente o cosa fare per ridurre il rischio di osteoradionecrosi.

Dopo una ricerca su MEDLINE (PubMed) e La Cochrane Libray, utilizzando le keyword radioterapia, terapia con radiazione e trattamento parodontale, gli autori hanno selezionato 39 studi in inglese che includevano studi originari, studi clinici randomizzati e revisioni. Sono stati selezionati anche gli studi concernenti un trattamento parodontale o l’estrazione di un dente in pazienti irradiati.

L’analisi degli studi selezionati portò alla conclusione che il trattamento parodontale prima della radioterapia è indicato soprattutto per evitare un’estrazione posteriore del dente e per ridurre il rischio di osteoradionecrosi. È importante identificare le patologie orali esistenti prima della terapia oncologica, per poter trattarle in anticipo ed evitare eventuali complicazioni della radioterapia o ridurne la gravità.

La mucosite, la disfunzione delle ghiandole salivari, l’alterazione del gusto e il dolore sono le complicazioni più frequenti del cavo orale a seguito della radioterapia, che, a loro volta, possono causare disidratazione e malnutrizione. La radioterapia di testa e collo può danneggiare in modo irreversibile le ghiandole salivari, i denti, i muscoli, la mucosa orale, la vascolarizzazione e le ossa, causando xerostomia, carie, trismo, necrosi dei tessuti molli e osteoradionecrosi

Gli autori della ricerca osservarono che, nei pazienti irradiati, il trattamento parodontale prevedeva, più frequentemente, il raschiamento e la levigatura radicolare; l’estrazione dei denti rovinati, che deve essere programmata almeno 14 giorni prima del primo ciclo di radioterapia, e la terapia antimicrobica topica e sistemica. Affermarono, inoltre, che è importante adottare maggiori precauzioni e usare un collutorio orale adeguato, sia durante che dopo la radiazione.

I progressi nei trattamenti del cancro hanno migliorato considerevolmente la percentuale di sopravvivenza dei pazienti oncologici, ma non sempre è possibile mantenere un’adeguata qualità della vita. Fornire raccomandazioni chiare su quali sono le pratiche migliori o peggiori in base al momento della terapia, sarà fondamentale per assicurare il successo del trattamento oncologico nei pazienti sottoposti a radioterapia. Una comunicazione fluida e una relazione adeguata tra i membri del gruppo multidisciplinare sarà un modo ulteriore di assicurare il risultato terapeutico migliore, con un effetto diretto sull’aspettativa e la qualità di vita del paziente.

Carie della prima infanzia (ECC): presentazione clinica e prevenzione

Manifestazione clinica della carie nella prima infanzia

La formazione della carie ha una causa comune. Nella prima tappa, i batteri acidogeni che si depositano sullo smalto de denti, disgregandone i minerali (soprattutto calcio e fosfato), fanno sì che il dente sia più bianco e opaco, conferendo un aspetto più poroso allo smalto e generando le famose “macchie bianche” o “white spot” (che si possono pigmentare conferendogli un aspetto marrone): in generale, questo è il primo segno della carie sui denti.

La ECC è caratterizzata dallo sviluppo veloce della lesione, zona in cui le macchie bianche causano una perdita di solidità della struttura, generando un’apertura nello smalto e l’esposizione della dentina. La conseguenza diretta della perdita di struttura è la frattura dei denti. Sono coinvolti diversi denti, le lesioni iniziano sulle superfici lisce dei denti all’altezza del bordo gengivale. I denti sono colpiti in base al sito, all’ordine di eruzione e alla posizione della lingua al momento della suzione. Colpisce, quindi, prima gli incisivi mandibolari poi i primi molari decidui.

Effetti e conseguenze della carie

  • Ascessi e fistole.
  • Ulcerazioni della mucosa.
  • Cellulite facciale odontogena.
  • Il dolore ai denti nei casi avanzati determina l’incapacità di alimentarsi con conseguente perdita di peso del bambino e un maggiore rischio di ritardo nella crescita e nello sviluppo.
  • Difficoltà a dormire.
  • Visite al pronto soccorso e ricoveri.
  • Assenze scolastiche e riduzione della capacità di apprendimento.
  • Rischio maggiore di nuove lesioni della carie nella dentizione primaria e permanente.
  • Problemi di autostima e disturbi emotivi.
  • Malposizionamento dentale, perdita della dimensione verticale e altre malocclusioni a causa della perdita prematura dei denti.
  • Costi elevati del trattamento.
  • Bassa qualità della vita legata alla salute orale
  • Perdita dei denti.

Come è possibile evitare la formazione della carie?

Ritardare al massimo il consumo di zuccheri nella dieta dei più piccoli (yogurt zuccherati e cerali per bambini, biscotti, succhi confezionati, bibite vegetali e altre bevande zuccherate).

Lavare i denti in modo efficace almeno due volte al giorno con un dentifricio a base di fluoro con una concentrazione di fluoro di almeno 1000 parti per milione.

Effettuare un controllo dal dentista al momento dell’eruzione dei primi denti. Per imparare a lavarsi correttamente i denti, valutare il rischio di carie, controllare i denti e applicare, se necessario, una vernice al fluoro.

Evitare gli spuntini fuori orario

È importante sapere che è possibile prevenire la carie adottando buone abitudini di igiene orale, seguendo un’alimentazione adeguata ed effettuando un controllo periodico dal dentista. Per questo si consiglia di effettuare il primo controllo dal pedodontista alla comparsa dei primi denti.

L’importanza della salute parodontale nel paziente con cirrosi epatica

L’American Journal of Physiology, Gastrointestinal and Liver Physiology ha pubblicato uno studio nel quale evidenzia l’importanza di una buona salute parodontale per ridurre l’infiammazione e la tossinemia e per migliorare la funzione cognitiva nelle persone affette da cirrosi epatica1.

La cirrosi epatica, risultato finale di alcune malattie epatiche croniche, è un’alterazione diffusa della struttura del fegato che determina la diminuzione progressiva delle sue funzioni a causa della sostituzione permanente del tessuto epatico normale con tessuto cicatriziale non funzionale.

Il consumo eccessivo di bevande alcoliche (epatopatia alcolica) e l’infezione cronica causata dal virus dell’epatite C (epatite cronica) sono i responsabili dell’80% dei casi di cirrosi, seguiti dal fegato grasso non legato al consumo di alcol (steatoepatite non alcolica).

La cirrosi in fase avanzata può causare complicazioni, come, ad esempio, un rischio maggiore di infezioni, ascite (accumulo di liquido nell’addome), ipertensione portale, alterazione della coagulazione, tumore epatico o deterioramento del funzionamento del cervello (encefalopatia epatica).

Alcuni studi svolti in passato avevano rivelato come le persone affette da cirrosi epatica presentassero dei cambiamenti nella composizione del microbiota intestinale e orale, che poteva aumentare il rischio di parodontite e di complicazioni associate alla cirrosi2. Nelle persone con cirrosi si riscontrava, inoltre, un livello maggiore di infiammazione dell’organismo, legato a un rischio maggiore di encefalopatia epatica3.

Nel presente studio i ricercatori hanno preso come riferimento due gruppi di volontari affetti da cirrosi epatica e parodontite da lieve a moderata. Uno dei gruppi ha affrontato un trattamento parodontale, l’altro no. I ricercatori hanno raccolto un campione di sangue, di saliva e di feci sia prima che 30 giorni dopo il trattamento parodontale. È stata analizzata, inoltre, la funzione cognitiva di ciascun volontario prima e dopo il trattamento.

Dopo aver analizzato i risultati, è stato osservato che, rispetto a quello non trattato, il gruppo trattato, in particolar modo tra i volontari affetti da encefalopatia epatica, aveva un livello più alto di batteri intestinali efficaci nel ridurre l’infiammazione e un livello più basso di batteri produttori di endotossine nella saliva. Nel gruppo non trattato, invece, è stata notata una maggiore concentrazione di endotossine nel sangue nello stesso periodo di tempo.

Anche la funzione cognitiva era migliorata nel gruppo trattato. Ciò indica che la riduzione del livello di infiammazione nel corpo può ridurre alcuni sintomi dell’encefalopatia epatica nelle persone che stanno seguendo il protocollo di cura adeguato.

Per questi motivi, gli autori della ricerca hanno concluso che il cavo orale potrebbe agire da bersaglio terapeutico per ridurre l’infiammazione e l’endotossiemia nei pazienti affetti da cirrosi epatica, migliorando in questo modo la condizione clinica dei pazienti.

Alimentazione a base di cibi non cariogeni adattata ai bambini

L’alimentazione ha un ruolo fondamentale nella comparsa e nello sviluppo della carie dentale (1-3). La sostituzione totale o parziale del saccarosio con un edulcorante non cariogeno in vendita sul mercato, è l’opzione migliore per la salute orale, poiché la frequenza del consumo di zuccheri ha un’influenza maggiore nella formazione della carie rispetto al totale consumato (4). Per stabilire un’alimentazione a base di cibi non cariogeni adattata ai bambini è importante tenere presente le abitudini alimentari della famiglia (5) e fare delle proposte concrete.

Le abitudini alimentari instaurate nella prima infanzia influiscono anche sulla salute nell’età adulta (6). Si raccomanda un primo controllo dal dentista prima di compiere il primo anno di vita, per dare ai genitori una guida anticipata sulle attenzioni e le istruzioni preventive (7) poiché la colonizzazione dei batteri che causano la carie può cominciare a 10 mesi (8) o con l’eruzione del primo dente tra i 5-6 mesi di vita. La presenza di Streptococcus mutansnella nella dentizione decidua indica la comparsa futura di carie più estese (9, 10).

Le misure di prevenzione e di orientamento alimentare prevedono (11, 12):

  • Uso topico di fluoruri.
  • Alimentazione equilibrata.
  • Adozione di consigli nutrizionali.

Esistono diversi fattori da tenere presente, quali (13):

  • Alcuni farmaci pediatrici che contengono saccarosio e aumentano il rischio di sviluppare lesioni da carie.
  • Anatomia dei denti e dell’arcata.
  • Funzione della lingua nell’autopulizia.
  • Condizioni psicosociali ed economiche.
  • Necessità caloriche del paziente.

Orientamento alimentare per bambini in base all’età

  1. Il periodo prenatale

Gli aspetti fondamentali per una gravidanza sana includono un peso adeguato, un’alimentazione varia in base alla piramide alimentare, integratori vitaminici e minerali al momento opportuno e l’eliminazione del consumo di alcol, fumo e altre sostanze dannose (14). Le madri che soffrono di lesioni cariose attive possono trasmettere il batterio al bambino. Nella prima fase dello sviluppo dei denti si possono generare lesioni irreversibili nei tessuti del cavo orale a causa di un’alimentazione inadeguata o dell’uso di determinati farmaci, come le tetracicline, di infezioni o della carenza di vitamina D materna. È necessario ridurre il consumo di dolci e di altri cibi molto calorici e a basso contenuto di nutrienti (13).

  1. Dalla nascita a 1 anno

In questo periodo dello sviluppo dei denti è essenziale seguire un’alimentazione adeguata. La malnutrizione può causare l’ipoplasia dello smalto, aumentando il rischio di formazione della carie. L’allattamento materno è raccomandato per i suoi benefici sulla salute in generale. Durante questo periodo è importante seguire lo schema alimentare indicato dal pediatra, che introdurrà i cibi in modo graduale.

  1. Da 1 a 2 anni

È prevista l’introduzione di alimenti nuovi (pesce azzurro, cacao, dessert a base di latticini, miele), per cui è necessario tenere presente la varietà e la moderazione. Un consumo elevato di zucchero rappresenta un problema per la salute orale e generale. È importante evitare il consumo eccessivo di zuccheri artificiali, soprattutto dei prodotti contenenti una quantità elevata di fruttosio e sorbitolo, che possono causare diarrea (2). I succhi di frutta devono essere naturali. I bambini devono seguire un’alimentazione sana, senza forzature. È importante evitare il biberon di latte, succo o altra bevanda zuccherata prima che il bambino vada a dormire.

  1. Da 2 a 5 anni

È il momento in cui si acquisiscono le buone abitudini alimentari, poiché i bambini hanno la tendenza a ripetere le esperienze positive legate al cibo ad alto contenuto calorico o di zucchero. Tra i 4 e i 5 anni i bambini acquisiscono maggiore indipendenza e possono aumentare il consumo di cibi zuccherati fuori pasto. I genitori devono dare cibo e bevande non cariogeni a merenda o fuori pasto (2).

  1. Consigli nutrizionali generali per una migliore salute orale e generale a partire dai 5 anni

L’alimentazione deve essere varia ed equilibrata e sempre più simile, se non uguale, a quella degli adulti. Una corretta alimentazione (insieme a una buona igiene orale) è essenziale per prevenire numerose malattie e per mantenere una buona salute orale. È importante consumare ogni giorno latticini (almeno mezzo litro di latte), verdure, ortaggi, cereali (pane, pasta, riso) e frutta. Consumare carne e pesce 3-4 volte a settimana; uova 2 volte a settimana, legumi (a partire dai 2 anni) 2-3 volte a settimana. È necessario seguire un’alimentazione combinata che contribuisce a ridurre il rischio di carie ed erosione, consumare carboidrati fermentabili e altri zuccheri durante i pasti ed evitarli fuori orario, consumare verdura e frutta per aumentare la salivazione, evitare il sale in eccesso e altri condimenti forti e mantenere una consistenza adeguata alla capacità di masticazione in ogni fase del bambino. È fondamentale ridurre la frequenza del consumo di zucchero e prodotti zuccherati, prediligendo gli edulcoranti, e di cibi appiccicosi o viscosi che si depositano più facilmente sui denti. Il consumo massimo di saccarosio raccomandato è di 50 g/al giorno. (14-17). Diversi studi hanno dimostrato che alcuni cibi a base di cereali, il latte di vacca, le noccioline o il formaggio a pasta dura proteggono dalla carie (18, 19).

Incidenza della malattia parodontale nei pazienti affetti da artrite

L’artrite reumatoide è una malattia autoimmunitaria che interessa più di 200.000 persone in Spagna e che provoca dolore, gonfiore e rigidità simmetrica delle articolazioni periferiche (spalle, gomiti, polsi, fianchi, ginocchia e piedi), ma può svilupparsi anche in organi interni.

Nella parodontite il danno tissutale è legato all’incapacità del sistema immunitario di controllare sia la comunità microbica residente nel cavo orale sia la risposta immunitaria locale associata.

Nel corso degli anni, numerosi ricercatori si sono chiesti se esiste un collegamento tra la malattia parodontale e l’artrite reumatoide1. Mentre alcuni hanno suggerito un’associazione significativa2, altri hanno affermato che la relazione non è così evidente3.

Un gruppo di ricercatori della University of Leeds, nel Regno Unito, ha osservato come l’incidenza della malattia parodontale sia maggiore nei pazienti affetti da artrite reumatoide. Lo studio4 dimostra che la parodontite può costituire un fattore scatenante essenziale dell’autoimmunità sistematica associata all’artrite reumatoide, in cui il batterio parodontopatogeno Porphyromonas gingivalis produce proteine citrullinate che scatenano questa artropatia infiammatoria. Kulveer Mankia, direttore di questa ricerca, spiega che il fatto che gli anticorpi siano presenti innanzi alle proteine citrullinate molto prima della comparsa di qualsiasi segno di danno articolare, fa pensare che l’origine di questi anticorpi debba essere cercata al di fuori delle articolazioni.

Qualche mese prima, anche altri ricercatori della Facoltà di Medicina e Odontoiatria dell’Università di Santiago de Compostela, avevano affermato che parodontite e artrite reumatoide hanno una patogenesi comune; che l’incidenza della malattia parodontale è maggiore nei pazienti affetti da artrite reumatoide e viceversa e che il controllo della malattia parodontale mediante trattamento non chirurgico potrebbe migliorare la sintomatologia di entrambe le malattie5.

Altri studi più accurati, che includono un numero maggiore di casi e un tempo maggiore di evoluzione, forniranno ulteriori prove al riguardo.