Fili e nastri interdentali: gli strumenti per un’igiene completa

A cosa serve il filo/nastro interdentale?

L’uso del filo o nastro interdentale è la tecnica maggiormente raccomandata per eliminare la placca interprossimale (1).

Se usato in associazione allo spazzolamento giornaliero, permette di eliminare una maggiore quantità di placca dalle zone interprossimali (2,3). Se correttamente usato, permette di eliminare fino all’80% della placca prossimale. Elimina anche la placca sottogengivale, poiché può arrivare a 2-3,5 mm sotto il margine gengivale (4).

Il suo uso è consigliato per persone con margini gengivali normali o con spazi interprossimali ridotti. La differenza tra il filo e il nastro interdentale sta nel suo aspetto: il filo presenta una forma tubolare, mentre il nastro è più ampio e piatto. Entrambi sono efficaci nell’eliminazione del biofilm dentale. La scelta di uno o dell’altro dipende dalle preferenze dell’utente.

Il fatto che sia ricoperto di cera ne facilita l’uso, poiché scorre tra gli spazi più stretti. La cera offre resistenza e durata di applicazione e aiuta a prevenire i traumi dei tessuti molli. Se ne raccomanda l’uso in pazienti con contatti prossimali dei denti aderenti. Una volta srotolato, il filo/nastro interdentale senza cera agisce su una superficie maggiore rispetto al filo in cera. Si raccomanda in pazienti con contatti dei denti normali.

I fili/nastri interdentali possono essere integrati da fluoro e menta, per offrire una pulizia profonda e ottenere una maggiore sensazione di freschezza dopo l’uso.

Come si usa il filo/nastro interdentale? 

  1. Tagliare circa 50 cm di filo o nastro e avvolgerne la maggior parte sul dito medio di una mano. Avvolgere il resto sullo stesso dito della mano opposta; tale dito può riavvolgere il filo interdentale man mano che viene usato. Lasciare uno spazio di circa 10 cm tra le due dita.
  2. Tenere in modo saldo il nastro o filo con il pollice e l’indice, lasciando una distanza di 2 o 3 cm tra le dita di ciascuna mano.
  3. Mantenere il nastro o filo teso e inserirlo delicatamente tra i denti. Effettuare un movimento in avanti e indietro per scendere oltre il punto di contatto (zona di unione tra i denti). Una volta superato il punto di contatto, far scendere il nastro o filo interdentale fino al margine delle gengive (solco gengivale). Evitare movimenti bruschi che possano lesionare le gengive.

Ruotare intorno al dente, curvando la lunghezza del nastro o filo a forma di C. Senza rimuovere il filo dal solco gengivale, ripetere la procedura con il dente adiacente.

  1. Rimuovere il nastro o filo e ripetere sugli altri spazi interprossimali. Usare una parte pulita per ciascuno spazio.

Raccomandazioni: 

Per utilizzare più facilmente il nastro o filo interdentale, è possibile usare un apposito applicatore.

Si raccomanda di spazzolare i denti e pulire gli spazi interprossimali con fili/nastri tre volte al giorno.

Se ne raccomanda fortemente l’uso prima dello spazzolamento poiché, in tal modo, il fluoro della pasta potrà in seguito penetrare meglio tra gli spazi interdentali.

Pulizia di impianti e protesi supportate da impianto

Gli impianti dentali sono la migliore soluzione quando esiste un edentulismo parziale o totale, in quanto sono il modo più efficace per simulare denti naturali e le percentuali di successo a lungo termine sono superiori al 70%. Nonostante ciò, è importante sapere che una delle complicazioni degli impianti è la malattia perimplantare, un processo infiammatorio dei tessuti che circondano gli impianti osteointegrati, causato dalla presenza di un biofilm in individui predisposti. A seconda della gravità, tali malattie perimplantari possono essere classificate in tre tipologie: mucosite (i tessuti molli intorno all’impianto si infiammano), perimplantite (distruzione ossea) e fallimento perimplantare (insuccesso dell’impianto).

Uno dei fattori chiave per evitare tale eventualità è la buona pulizia delle protesi che vanno sugli impianti, al fine di evitare l’accumulo di biofilm intorno agli stessi.

Esistono vari tipi di protesi sugli impianti:

  • Protesi unitaria fissa su impianto: sostituisce un solo dente simulando l’impianto, la radice artificiale, la corona protesica e la corona del dente.
  • Ponte fisso su impianti: consiste normalmente in tre pezzi agganciati a due impianti con una delle corone a ponte tra i due impianti.
  • Arcata completa fissa su impianti: sono vari ponti su impianti che alla fine sostituiscono tutti i denti di un’arcata.
  • Sovradentatura: È una protesi rimovibile supportata o ritenuta da impianto (secondo il numero degli impianti del paziente). Minore è il numero degli impianti, maggiore sarà quella supportata da mucosa e viceversa. Il paziente deve toglierla per pulirla.
  • Protesi ibrida: Protesi fissa su impianti, con sostituzione di denti e gengiva.

È importante che il paziente sappia come curare gli impianti, dal momento in cui vengono posizionati in poi, negli anni.

  • Metodi di pulizia post chirurgici

Le prime 24 ore dopo la chirurgia è fondamentale non fare sciacqui o sputare per mantenere il coagulo e fare in modo che cicatrizzi correttamente. Una volta trascorse le prime 24 ore:

  • Mantenere la zona di sutura estremamente pulita, usando uno spazzolino chirurgico (VITIS surgical) e nei primi 5 giorni applicare sulla zona della ferita cloredixina in gel (Perio·Aid Intensive Care Gel).
  • Per almeno 7 giorni, fare risciacqui con un collutorio che abbia la stessa formulazione di clorexidina + CPC (Perio·Aid Intensive Care).
  • Cura durante l’osteointegrazione: con spazzolino delicato (VITIS soft access) e una pasta o un collutorio specifico per mantenere la gengiva nello stato corretto (gamma VITIS gingival)
  • Cura dopo il posizionamento degli impianti:
    • Protesi unitaria fissa su impianto, ponte fisso e arcata completa su impianti come se fosse un dente normale, è importante mantenere un corretto spazzolamento e l’uso di forcelle con filo interdentale e scovolini interprossimali. È molto importante che la gengiva mantenga un aspetto sano, sia priva di infiammazione, arrossamento o sanguinamento. Si consiglia, quindi, l’uso di prodotti specifici per mantenere la gengiva sana (VITIS gingival).
    • Sovradentatura: è importante mantenere estremamente puliti sia la parte della dentatura che la zona dove si trova la ritenzione (barra, ancoraggi…) La dentatura deve essere pulita con uno spazzolino specifico per questo tipo di protesi con acqua e sapone a pH neutro e si consiglia, una volta alla settimana, l’uso di compresse per la pulizia della protesi (Versare la compressa effervescente in acqua tiepida e immergere la protesi per 30 minuti. Successivamente, pulire con acqua e sapone). La zona di palato e gengiva coperta dalla protesi deve essere trattata con uno spazzolino delicato e un collutorio che contenga clorexidina (Perio·Aid Active Control); affinché il margine perimplantare si mantenga pulito è obbligatorio l’uso di uno spazzolino con testina sottile e lineare, per eliminare facilmente il biofilm dentale (spazzolino VITIS implant sulcular).
    • Protesi ibrida: in questi caso è ideale che il paziente usi un idropulsore orale e che effettui sciacqui quotidiani con prodotti contenenti clorexidina (come Perio•Aid Active Control), così come uno spazzolamento completo della zona tra il margine della protesi e la gengiva con spazzolini delicati o medi (spazzolino VITIS implant brush). Nelle zone di difficile accesso si raccomanda l’uso di uno spazzolino con testina piccola (spazzolino VITIS implant angular) o con testina sottile e lineare per le zone palatali (come lo spazzolino VITIS implant sulcular). Questo tipo di protesi richiedono anche un’igiene professionale effettuata da un dentista ogni 6 mesi.

Fattori di rischio degli impianti

Gli impianti dentali costituiscono la soluzione terapeutica più plausibile per ripristinare totalmente, o in parte, i denti persi permettendo inoltre di mantenere la struttura ossea alveolare. Presentano percentuali di durata molto elevate (intorno al 95%); tuttavia, determinati fattori di rischio possono predisporre a presentare minori percentuali di successo.

Il fallimento implantare viene definito come quell’insieme di segni e sintomi che conducono alla rimozione dell’impianto. Il fallimento equivale alla perdita dell’impianto. La percentuale di fallimenti riportata in implantologia orale si aggira intorno allo 0,7 – 3,8%. I fallimenti sono classificati come precoci o tardivi, a seconda se si verificano prima o dopo il posizionamento del restauro protesico. Questa differenziazione è importante in quanto, a seconda di quando avviene il fallimento, si associano diversi fattori di rischio.

Il fallimento precoce si verifica a seguito di una mancata osteointegrazione, rappresenta circa il 5% totale dei fallimenti e interessa maggiormente donne e pazienti giovani; deriva da fattori locali, tabagismo (il fumo interferisce con l’osteointegrazione e accelera il riassorbimento osseo intorno agli impianti), rischi derivanti da trauma chirurgico e contaminazione batterica durante l’inserimento, malattie sistemiche che compromettono l’immunità dell’ospite, come ad esempio le leucemie e l’AIDS, trattamento con radioterapia, alterazioni endocrine e metaboliche come diabete e gravidanza e interessano, in particolar modo, quei pazienti affetti da osteoporosi la cui qualità ossea risulta compromessa.

I fallimenti tardivi, invece, sono dovuti a fattori batterici, abitudini parafunzionali, fattori meccanici relativi alle protesi che sostengono gli impianti o anche ad una cattiva distribuzione delle forze che generano sovraccarico e interessano il 95% degli impianti che raggiungono l’osteointegrazione.

Una volta inserito l’impianto, se questo non si mantiene stabile, si possono produrre micromovimenti dovuti a una mancata osteointegrazione o a una cicatrizzazione del tessuto fibroso. Questa situazione è più frequente in caso di ossa deboli. Inoltre, anche l’ambiente della cavità orale e la capacità personale dell’individuo di mantenere un equilibrio con lo stesso, possono determinare fallimenti tardivi.

Pertanto, considerando quanto precedentemente esposto, prima di posizionare impianti in un paziente, è indispensabile approfondire la sua storia clinica, con particolare attenzione a: malattia parodontale, fumo, osteoporosi, errata igiene orale, malattie sistemiche, radioterapia e/o età molto avanzata.

Conseguenze della mancanza di denti

L’edentulismo è la conseguenza della perdita di uno o vari denti permanenti. Sebbene tale problema possa presentarsi in qualsiasi momento della vita, la perdita dei denti interessa maggiormente le persone anziane.

Cause della mancanza di denti 

Oltre a traumi o anomalie congenite che possono causare la perdita di uno o più denti, la perdita di parti dei denti si verifica solitamente per due cause principali: la malattia parodontale in uno stato avanzato e le carie importanti che non possono essere restaurate.

Quali conseguenze comporta la mancanza di denti?  

Sono diverse le conseguenze della mancanza di denti e si manifestano con una serie di disturbi funzionali, estetici, psicologici e sociali.

Conseguenze sulle strutture ossee 

Perdita di osso: è una delle principali conseguenze della perdita di denti. Quando si perde un dente, la mancanza di stimolazione dell’osso residuo dà origine ad una riduzione delle trabecole e della densità ossea in tale zona, con perdita dell’ampiezza e successivamente dell’altezza del volume osseo. È necessario un dente per lo sviluppo dell’osso e si richiede la stimolazione di tale osso per mantenere la sua densità e il suo volume. La perdita dentale dà origine alla rimodellazione e al riassorbimento dell’osso. Se il dente perso non viene sostituito quanto prima, per esempio con un impianto, si perde più osso mascellare e si accelera l’usura dentale.

Riassorbimento del processo alveolare, che nella mandibola è più intenso rispetto alla mascella superiore. Quando tale riassorbimento è molto profondo, provoca la comparsa in superficie di irregolarità o alterazioni della mandibola come l’apofisi geni o esostosi, rendendo difficile il posizionamento di una protesi dentale rimovibile.

Conseguenze estetiche 

La mancanza di denti provoca disagi evidenti a livello estetico e implica anche la perdita di autostima e sicurezza quando si sorride, rendendo difficoltose le relazioni interpersonali.

La perdita ossea conseguente alla perdita dei denti provoca, con il passare del tempo, la deformazione dei tratti del viso. La principale conseguenza è il cedimento del labbro, la perdita del contorno delle labbra, l’invecchiamento prematuro del viso, una bocca più ampia, la riduzione della dimensione verticale e pseudoprognatismo dovuto al fatto che la mandibola ruoterà in senso antiorario sull’asse intercondilare, in cerca della stabilità apportata dai denti.

Conseguenze sui tessuti molli 

Si origina un’apparente macroglossia relativa, in quanto la lingua invade lo spazio prima limitato dai denti.

Alterazioni funzionali  

Problemi di masticazione: La mancanza di uno o più denti ha conseguenze sulla dentatura e può provocare una cattiva triturazione dei cibi. Anche questo può provocare problemi sulle gengive, che fanno uno sforzo maggiore.

Più denti mancano e più si tarda nel rimetterli, maggiori saranno le alterazioni. Inoltre, la mancanza di denti comporta la perdita dei propiocettori del legamento parodontale che controllano l’intensità delle forze masticatorie, per cui il processo di masticazione e triturazione dei cibi sarà più difficoltoso, dando luogo a problemi digestivi, dati dalla parziale triturazione dei cibi.

Mobilità dentale: quando mancano alcuni denti, quelli adiacenti e opposti tenderanno a occupare lo spazio libero, inclinandosi via via fino a ritrovare il contatto perduto. Perderanno l’ancoraggio, diventeranno mobili e potranno anche cadere. Infine, la posizione modificata dei denti farà sì che questi si articolino in modo errato, dando luogo a contatti impropri e sovraccarichi che provocheranno usura e dolore.

Problemi di fonazione: La persona totalmente priva di denti pronuncia male i fonemi o i suoni interdentali e labiodentali.

Come trattare lo spazzolino

I microrganismi presenti nel cavo orale possono trasferirsi allo spazzolino durante il suo utilizzo. Oltre a questi batteri, è importante tenere presente che, in genere, lo spazzolino è tenuto in bagno e può avvenire il processo inverso.

Una buona igiene orale aiuta a prevenire l’ingresso di virus e batteri nel nostro organismo e, per tale motivo, è fondamentale mantenere lo spazzolino in buone condizioni. Evitare la trasmissione di microrganismi nel cavo orale e prevenire l’usura delle setole rende lo spazzolamento più efficace e mantiene la bocca pulita e sana.

Prima di spazzolare i denti

  • Non condividere con nessuno lo spazzolino per evitare il trasferimento dei microrganismi ad altri soggetti e il conseguente aumento del rischio di infezione.
  • Lavarsi bene le mani prima di usare lo spazzolino riduce la trasmissione di microrganismi allo spazzolino stesso.
  • Sostituire lo spazzolino se presenta le punte delle setole piegate o nel caso lo si utilizzi da almeno tre mesi. Con il passare del tempo le setole tendono ad aprirsi a ventaglio e perdono la capacità di pulire i denti. Per questo è necessario sostituire lo spazzolino periodicamente ogni 3 mesi (o prima in caso di usura delle setole) o in caso di raffreddore o altra malattia infettiva. Un ottimo momento per acquistare uno spazzolino nuovo è all’inizio di ogni cambio stagione, evento che può aiutare a ricordare meglio quando occorre sostituirlo.

Dopo lo spazzolamento: pulizia e conservazione

  • Dopo lo spazzolamento non pulire lo spazzolino con il sapone. Si raccomanda di disinfettarlo con iodopovidone allo 0,2%, acqua ossigenata diluita all’ 1% o con un collutorio contenente un antisettico come VITIS CPC Protect 0,07%, VITIS gingival o VITIS orthodontic a base di cloruro di cetilpiridinio (CPC).
  • Scuotere lo spazzolino per rimuovere l’acqua in eccesso.
  • Conservare in posizione verticale per facilitare l’asciugatura e ridurre il contatto con superfici o altri spazzolini.
  • In caso di conservazione dello spazzolino insieme ad altri, assicurarsi che le setole non si tocchino per evitare la contaminazione crociata.
  • Utilizzare l’apposito cappuccio per proteggere lo spazzolino dalla polvere e dal contatto con i batteri presenti nell’ambiente. Il cappuccio deve essere dotato di fori che consentano il passaggio di aria e la corretta asciugatura della testina. È importante ricordare di proteggere lo spazzolino con il cappuccio in caso di conservazione in borsa, astuccio, ecc.

Scegliere uno spazzolino di qualità adatto alle esigenze specifiche del cavo orale. VITIS offre un’ampia gamma di spazzolini sia manuali che elettrici, che è possibile acquistare solo ed esclusivamente nel canale farmaceutico.

Alcune soluzioni per migliorare il cavo orale danneggiato dal fumo

Alcune terapie farmacologiche possono contribuire a ridurre il consumo di  sigarette o a smettere di fumare.   Tuttavia, esistono altre misure molto efficaci da adottare come, ad esempio, un controllo costante della salute del cavo orale3.

L’igiene orale deve essere eseguita scrupolosamente, per ridurre il rischio di parodontite o di infezioni delle lesioni del cavo orale4. I prodotti della linea di VITIS® gingival sono appositamente pensati per migliorare l’igiene orale nelle persone con le gengive sensibili. L’uso costante contribuisce a ridurre la formazione di biopellicole orali e protegge le gengive.

D’altra parte, si raccomanda di curare altri aspetti del proprio stile di vita, come l’attività fisica e l’alimentazione per rafforzare lo stato di salute. Si consiglia, in concreto, di incrementare il consumo di cibi ricchi di vitamina E (olio di semi, margarina, frutta secca, cereali integrali, pesce e tuorlo d’uovo) e di vitamina C. I fumatori devono consumare almeno due agrumi al giorno (kiwi, arancia, mandarino, pompelmo, fragole, mango, papaya, melone, pomodoro), poiché aiutano a combattere l’effetto nocivo dei radicali liberi causati dal fumo.

Il fumo, inoltre, causa una colorazione scura dei denti che potrà essere considerevolmente ridotta con l’uso della linea VITIS® whitening. La linea include dentifricio e collutorio con l’innovativa tecnologia HAP Repair, che utilizza l’idrossiapatite attiva, un elemento naturale del dente che aiuta a restituire il bianco naturale senza danneggiare lo smalto.

Per godere di un’ottima salute orale, il consiglio più sensato è di smettere di fumare1. Per questo la figura del professionista dell’igiene orale ha un ruolo fondamentale per aiutare il paziente ad abbandonare il fumo.

Qual è il colore del denti e perché cambiano ir loro colore naturale?

Un dente sano ha un colore tra il bianco e il giallo¹. Tenere presente la forma è importante perché, se il dente è liscio e regolare, sembra più brillante; se è irregolare, invece, la luce si riflette meno e sembra più traslucido. La traslucenza o l’opacità dei denti dipende dalla composizione dello smalto, costituito da materia organica, cristalli inorganici e acqua. Se predomina il cristallo il dente sarà più traslucido, se prevale la materia organica sarà più opaco e bianco.

I denti con smalto più spesso sono meno traslucidi e più brillanti. Il colore dei denti è dato in concreto dalla dentina, molto più opaca dello smalto, sebbene esista una certa gradazione di colore tra i denti².

Nonostante quanto appena detto, con il passare del tempo i denti possono cambiare completamente o parzialmente il loro colore naturale¹, poiché l’erosione dello smalto a causa dell’uso dei denti rende più visibile la dentina. La dentina, inoltre, assume un colore più tendente all’arancione a causa dell’invecchiamento del tessuto stesso².

Esistono altri motivi che possono causare il cambiamento del colore del dente, come ad esempio:¹

  • Le malattie metaboliche possono cambiare il colore e la forma dei denti.
  • L’assunzione di farmaci da parte della donna in stato di gravidanza o del neonato può causare un cambiamento del colore e della durezza dello smalto.
  • Anche la somministrazione di alcuni farmaci, come la tetraciclina (antibiotico), può influire sul colore dei denti.
  • Il tipo di alimentazione può causare dei cambiamenti temporanei del colore, come, ad esempio, il tè o il caffè. Anche il fumo causa l’annerimento dei denti.
  • Le cattive abitudini di igiene orale possono influire sul cambiamento del colore.
  • Il fluoro in eccesso nell’acqua potabile o in collutori,dentifrici o integratori a base di fluoro.
  • Questioni genetiche.
  • Se il neonato soffre di porfiria, itterizia severa o più episodi di febbre alta durante la formazione dei denti.

Esistono alcune tecniche di sbiancamento dei denti di cui il tuo igienista o dentista di fiducia potrà informarti.

Come spazzolare correttamente i denti

Una buona igiene orale prevede, innanzitutto, il corretto spazzolamento dei denti, che ha lo scopo di prevenire la formazione della placca batterica, la causa principale di problemi dentali o gengivali, e di rimuovere i residui di cibo e le macchie dei denti.

Tra le diverse tipologie di spazzolino esistono due grandi gruppi: gli spazzolini elettrici e gli spazzolini manuali. La scelta dipenderà dalla capacità, dalla tecnica di spazzolamento e dalle preferenze di ogni persona. In entrambi i casi, si raccomanda di cambiare lo spazzolino (nel caso degli spazzolini elettrici, cambiare la testina) ogni 3 mesi per assicurarne l’efficacia.

Gli spazzolini devono avere le seguenti caratteristiche:

    • Setole in Tynexdella durezza adeguata in base alle esigenze di ogni singola persona.
    • Testina della grandezza adeguata al cavo orale e alle esigenze concrete per assicurare un accesso comodo al cavo orale.
    • Testina a forma di diamanteper raggiungere le zone posteriori del cavo orale e della dimensione adeguata alla bocca del paziente.
    • Manico ergonomico flessibile e antiscivolo, per accedere comodamente a tutte le zone del cavo orale, appropriato all’età e alla manualità del soggetto.
    • Cappuccio protettivoper mantenere le setole pulite.

Techniche di spazzolamento

Una tecnica di spazzolamento inadeguata rende più difficile la rimozione completa della placca batterica. Le tecniche di spazzolamento più raccomandate sono le seguenti:

Tecnica di Bass modificata: è quella più adeguata per prevenire le malattie gengivali. Posizionare lo spazzolino ad un angolo di 45º rispetto al margine gengivale ed eseguire piccoli movimenti vibratori senza muovere lo spazzolino dal punto di appoggio. Successivamente il movimento diventa “a rullo” in direzione contraria rispetto alla gengiva.

Tecnica di Fones: è la tecnica più raccomandata per anziani e bambini. Vengono eseguiti movimenti circolari e ampi sui denti e sul margine gengivale. Deve essere effettuata mediante movimenti circolari su tutti i denti secondo un ordine determinato e con le arcate dentarie chiuse.

Tecnica di Stillman modificata: indicata per le persone con problemi gengivali. È simile alla tecnica di Brass, ma in questo caso lo spazzolino viene posizionato 2 mm sopra il margine della gengiva, con le setole orientate verso la radice del dente, quindi si effettua una leggera pressione. Successivamente vengono eseguiti movimenti vibratori prima di orientare lo spazzolino in direzione contraria alla gengiva

 Tecnica di Chartersposizionare lo spazzolino a 45º rispetto all’asse del dente e le setole sulla zona di masticazione del dente, effettuando una leggera pressione e cercando di spingere le punte delle setole nelle aree interprossimali. Successivamente eseguire un movimento di rotazione. Sui denti anteriori, collocare lo spazzolino in posizione verticale e spazzolare.

Come rendere l’apprecchio ortodontico un’esperienza positiva per i tuo pazienti

In molti casi l’apparecchio ortodontico è un trattamento necessario per correggere la malposizione dentaria.
Alla fine del trattamento il paziente avrà una dentatura ben allineata che permetterà una corretta masticazione e renderà la pulizia dei denti più facile, riducendo il rischio di malattie orali associate a un’igiene inadeguata. Tuttavia, il cammino per ottenere un sorriso perfetto può avere alcune conseguenze.

Le patologie più frequentemente associate all’apparecchio ortodontico

Gengivite. L’apparecchio ortodontico fisso favorisce l’accumulo del biofilm orale a causa della difficoltà del paziente a rimuovere la placca che si deposita intorno ai bracket e agli altri elementi del dispositivo, aumentando le possibilità di soffrire di gengivite.
Alitosi. La difficoltà a effettuare una corretta igiene orale degli spazi interprossimali nei pazienti portatori di apparecchio ortodontico può causare l’alitosi, in conseguenza dell’accumulo dei residui di cibo e del biofilm, generando un certo malessere anche in ambito sociale.
Carie. L’apparecchio ortodontico tende a far accumulare i residui di cibo tra i denti, a cui si aggiunge un maggiore accumulo di biofilm orale con la conseguente formazione della carie.
Ulcere. Lo sfregamento dell’apparecchio ortodontico con il tessuto molle determina la formazione di ulcere. Si tratta di lesioni orali molto fastidiose che possono ostacolare o limitare la masticazione e, in alcuni casi, il linguaggio.

Prodotti specifici per l’igiene orale pensati e appositamente creati per i pazienti portatori di apparecchio ortodontico

Spazzolino VITIS® orthodontic
Rimuove completamente la placca batterica grazie al profilo delle setole a forma di V che permettono di pulire, allo stesso tempo, apparecchio, denti, gengive e spazi interprossimali. Le setole sono in Tynex® di alta qualità, con le punte arrotondate e morbide per proteggere denti e gengive.

Cera protettiva VITIS® per apparecchio ortodontico
Assicura una protezione dallo sfregamento dell’apparecchio ortodontico.

Dentifricio e collutorio VITIS® orthodontic
Sono elaborati con ingredienti attivi che aiutano a prevenire gli eventuali disagi e complicanze che possono verificarsi con l’apparecchio ortodontico. Riducono l’accumulo del biofilm orale, mantengono le gengive sane, remineralizzano lo smalto e proteggono la mucosa orale. La consistenza fluida del dentifricio VITIS® orthodontic favorisce l’accesso tra gli spazi dell’apparecchio.
Ingredienti:
• Cloruro de cetilpiridinio (CPC)
• Fluoruro di sodio
• Allantoina
• Aloe vera