Chirurgia parodontale: Arte e Scienza

26 giugno 2019

Quando il trattamento parodontale non chirurgico non basta a garantire la salute orale di un paziente, è necessario intervenire con la chirurgia parodontale. Ripassiamo le diverse tecniche esistenti nel campo, le applicazioni e i fattori che contribuiscono al successo dell’intervento.

Nel campo della parodontologia la sfida più importante di qualsiasi professionista è quella di controllare la malattia parodontale e di evitare la perdita dei denti del soggetto interessato.

Dobbiamo essere in grado di identificare e gestire, per quanto possibile, i fattori di rischio sistemici e locali ed eseguire il trattamento parodontale nello studio dentistico. Il trattamento iniziale è sempre non chirurgico e prevede la rimozione della placca e del tartaro sopra e sottogengivale mediante profilassi, raschiamento e levigatura radicolare, e l’adozione delle misure di igiene orale compatibili con la salute dei tessuti gengivali. Sembra un procedimento semplice, tuttavia il successo del trattamento a lungo termine dipenderà dalla volontà del soggetto di incorporare le nuove abitudini nella sua routine quotidiana di igiene orale.

Ad ogni modo, esistono diversi fattori che possono compromettere la stabilità a lungo termine dei risultati ottenuti mediante il trattamento non chirurgico, uno dei più importanti è la presenza delle tasche parodontali. La letteratura scientifica ha ampiamente dimostrato che le tasche superiori a 5-6 millimetri costituiscono un rischio maggiore di progressione della malattia. Uno degli obiettivi per portare avanti il trattamento parodontale con un trattamento chirurgico è la rimozione e/o la riduzione delle tasche parodontali per consentire un accesso adeguato alle superfici radicolari da parte dello specialista, e fornire una morfologia dei tessuti parodontali che permetta una corretta igiene orale quotidiana da parte del paziente e dello specialista durante le sedute di igiene professionale.

TIPOLOGIE DI CHIRURGIA PARODONTALE

Per quanto riguarda la risoluzione chirurgica esistono diverse tipologie: la chirurgia resettiva, rigenerativa e mucogengivale. Gli obiettivi e le finalità cambiano in base al tipo di intervento.

Chirurgia resettiva

La chirurgia parodontale resettiva consente di accedere in modo preciso a tutta la superficie radicolare e all’osso di sostegno dei denti e di rimuovere o ridurre per quanto possibile le tasche del tessuto molle. Le tasche possono trovarsi sull’osso alveolare (le cosiddette tasche sovraossee) o possono avere una componente infraossea che, in generale, non è molto profonda (fino a 3-4 millimetri).

Questi interventi sono stati affinati con il tempo. Se nella seconda metà del secolo scorso le resezioni erano piuttosto ampie, oggi si utilizzano lembi con preservazioni papillari e con tecniche poco invasive per preservare al massimo i tessuti di sostegno parodontale. Inoltre, l’uso di sistemi di ingrandimento e degli strumenti di microchirurgia permette di trattare i tessuti più delicati.

Chirurgia rigenerativa

La chirurgia parodontale rigenerativa consente di rigenerare il tessuto osseo perduto a causa della malattia parodontale mediante l’uso di impianti e biomateriali. Come nel caso precedente, anche questo tipo di intervento mira a ridurre la profondità delle tasche, ma con la minore recessione gengivale possibile.

I materiali da innesto osseo possono essere suddivisi in: autoinnesti (osso proveniente dallo stesso paziente); osso proveniente da individui della stessa specie; alloinnesti provenienti da banche di tessuto; xenoinnesti di tipo animale e materiali sintetici. Si possono utilizzare anche biomateriali quali amelogenine porcine o fattori di crescita. Tutti questi, soli o combinati, e secondo il tipo di difetto osseo, permettono di migliorare i livelli di attacco parodontale, il pronostico e la vita a lungo termine dei denti trattati.

Come nel caso della chirurgia resettiva, negli ultimi anni le tecniche chirurgiche di intervento del difetto infraosseo sono notevolmente migliorate grazie all’uso di sistemi di ingrandimento e degli strumenti di microchirurgia che permettono di intervenire in modo non invasivo. Recentemente il gruppo del Dott. Cortellini ha presentato una tecnica che consente di sollevare completamente la papilla mediante un tunnel interdentale al di sotto della papilla stessa.

In questo tipo di intervento è necessario un controllo accurato della placca da parte del paziente che dovrà eseguire le sedute di routine di igiene orale. Il fumo in questo tipo di interventi è totalmente controindicato.

Chirurgia mucogengivale

La chirurgia mucogengivale, chiamata anche plastica parodontale, è un tipo di intervento mirato a prevenire o a correggere quei difetti gengivali, di tipo anatomico, traumatici o causati dalla malattia, della mucosa alveolare o dell’osso. Sono compresi interventi quali: aumento del volume gengivale, copertura radicolare, allungamento della corona clinica o correzione dei difetti della mucosa intorno agli impianti.

Una delle procedure più richieste è la copertura radicolare per trattare le recessioni gengivali con conseguenze estetiche e problemi di ipersensibilità dentinale, mancanza di gengiva cheratinizzata e abrasione o carie sul colletto del dente. Numerose sono le tecniche esistenti, tra le più utilizzate e con maggiore predittività, si trovano il lembo a scorrimento coronale e le tecniche bilaminari con applicazione del tessuto connettivo. In caso di un’altezza sufficiente di gengiva cheratinizzata (2 mm circa) e un certo spessore (biotipo medio-spesso), possiamo scegliere il lembo ad avanzamento coronale.

Al contrario, in caso di mancanza di gengiva cherationizzata, prediligeremo l’uso di tessuto connettivo applicato tra il letto vascolare e il lembo per ottenere la massima vascolarizzazione. In genere, il tessuto connettivo viene prelevato dal palato mediante la tecnica a trap-door o a busta, con cui si conserva la parte epitelizzata o mediante la tecnica di disepitelizzazione all’esterno del cavo orale. Il gruppo del dott. Zucchelli predilige questa tecnica perché consente di prelevare un tessuto connettivo più superficiale e, quindi, di maggiore qualità. Il gruppo osserva, inoltre, che nel corso del tempo si riscontra un maggiore volume gengivale.

CONCLUSIONE
In qualsiasi tipo di chirurgia, l’esperienza del professionista e il suo livello di esperienza con la tecnica scelta sono direttamente legati ai risultati finali del procedimento e con variabili associati alla qualità di vita del paziente durante il decorso postoperatorio. Come in altre discipline, la chirurgia parodontale è una combinazione di competenza e di abilità artistica per offrire un risultato finale soddisfacente.

Dott. Xavier Calvo, Periodontista e Medical Advisor di DENTAID

Bibliografia

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