Come curare le gengive per prevenire il rischio cardiovascolare

La patologia parodontale e la patologia cardiovascolare sono due danni infiammatori molto comuni (1). Le parodontiti hanno una percentuale del 35% e la patologia cardiovascolare in Spagna rappresenta il 29% di tutti i decessi (2).

I pazienti affetti da parodontite possono avere un maggiore rischio di comparsa e di progressione di malattie cardiovascolari a causa della batteriemia (passaggio diretto di microrganismi orali e dei loro derivati al sangue) e della infiammazione sistemica (mediatori dell’infiammazione presenti nel parodonto che si diffondono a livello sistemico) prodotte dalla malattia parodontale. Nell’ambito delle patologie cardiovascolari, quelle dovute ad aterosclerosi, come angina e infarto del miocardio, ad attacco cerebrale (ictus), a malattia vascolare periferica e a ipertensione, sono quelle che hanno dimostrato la loro relazione con le malattie parodontali (3).

La gengivite è un’infiammazione reversibile della gengiva causata da un accumulo di microrganismi colonizzatori sul margine gengivale. La gengivite causata dal biofilm è la forma più comune della malattia parodontale e colpisce dal 60% all’85% della popolazione (2). È da molto tempo che è nota l’importanza del biofilm orale come causa della gengivite ed è dimostrato che un’accurata pulizia dei denti e della zona interprossimale potrebbe portare al ripristino della salute gengivale (4, 5).

La prevenzione della gengivite è essenziale sia per evitare la sua evoluzione a parodontite che per preservare lo stato di salute parodontale. È quindi molto importante che i professionisti della salute orale mettano in atto i protocolli preventivi e terapeutici nei pazienti con infezioni parodontali, per evitare sia le conseguenze a livello orale che la ripercussione cardiovascolare.

Da diverse istituzioni come l’American Heart Association (AHA) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si raccomanda l’igiene orale, soprattutto preservando la salute delle gengive come una strategia di prevenzione.

Come possiamo migliorare la cura delle gengive?

La gamma di prodotti VITIS® gingival migliora la condizione delle gengive, aiutando a prevenirne i disturbi. I prodotti VITIS® gingival sono ideati e formulati per aiutare a ridurre la formazione della placca dentale e a rafforzare lo smalto del dente per avere una cura completa delle gengive delicate.

Lo spazzolino VITIS® gingival è destinato all’uso quotidiano e ha una testina piccola con setole morbide e rette che massaggiano e stimolano le gengive sensibili.

VITIS® gingival dentifricio per uso quotidiano aiuta a prevenire i disturbi come l’arrossamento, favorendo il mantenimento delle gengive sane e in buone condizioni.

VITIS® gingival è un collutorio orale per uso quotidiano formulato appositamente per la cura delle gengive. L’uso in combinazione con lo spazzolino permette di raggiungere le zone di difficile accesso e di mantenere più a lungo in bocca i principi attivi, aiutando a prevenire in modo più completo l’arrossamento delle gengive.

Il dentifricio VITIS® gingival e il collutorio contengono cloruro di cetilpiridinio: un ingrediente ad ampio spettro, con un buon assorbimento nella cavità orale, alta efficienza e massima sicurezza che aiuta a proteggere le gengive; VITIS® gingival inibisce la formazione di placca dentale e aiuta a ridurne l’accumulo nella cavità orale, prevenendo i disturbi futuri delle gengive (6,7).

Patologia parodontale e gravidanza

Durante la gravidanza, si verificano i principali cambiamenti ormonali e fisiologici nella vita di una donna, e alcuni possono incidere sulla bocca.

Salute orale e gravidanza

Gravidanza

La gravidanza, un periodo che copre circa 37-40 settimane, comporta una serie di cambiamenti fisiologici ed ormonali nell’organismo della donna. Questi cambiamenti possono ripercuotersi a livello orale anche se, una cura adeguata e il rafforzamento delle abitudini di igiene orale, contribuiscono alla prevenzione.

Tuttavia, esiste un maggiore rischio di decalcificazione dei denti e della struttura mascellare che li sostiene, così come carie e gengiviti (1). Sono aspetti da prendere in considerazione poiché se non adeguatamente controllati possono arrivare a causare la perdita di denti; da qui il detto “un dente per ogni bambino”.

Inoltre, è possibile arrivare ad osservare alcuni cambiamenti come i seguenti:

Nausea e vomito: di solito si verificano nel primo trimestre di gravidanza. A volte la nausea può ostacolare una corretta igiene orale. Gli acidi contenuti nel vomito possono erodere lo smalto dei denti e irritare le gengive (2).

Congestione della zona nasale e orale: durante la gravidanza aumenta la circolazione sanguigna nei tessuti di rivestimento della bocca, naso e gola, facilitando il sanguinamento (3).

Movimento dei denti: durante la gravidanza, i cambiamenti ormonali preparano il corpo della donna al parto. Aumenta l’elasticità dei legamenti che collegano le ossa pelviche per poter aumentare il canale del parto, ma questa lassità influenza anche tutti i tessuti di sostegno. Per questo motivo non è strano che alcune gestanti percepiscono una certa mobilità in qualche dente. I movimenti dei denti consentono l’ingresso di residui di cibo o di placca alla loro base, aumentando il rischio di gengiviti e carie (4).

Infiammazione gengivale: il maggiore afflusso di sangue che ricevono i tessuti della zona oronasale colpisce anche le gengive, che possono risultare gonfie e più sensibili. La gengivite da gravidanza ha la sua origine in questa situazione. Le gengive delle donne gravide sono più vulnerabili alle infezioni causate dalla placca batterica e alla erosione da cibo (3).

Aumento della salivazione: una maggiore quantità di saliva, associata a una certa difficoltà nella deglutizione (da congestione del cavo orale), può causare una maggiore nausea in gravidanza. Durante la gravidanza, solitamente, aumenta leggermente l’acidità della bocca e, di conseguenza,  questa saliva attaccherebbe le gengive causando un’infiammazione. Inoltre, se si consumano alimenti zuccherati senza avere la accortenza di lavarsi bene i denti successivamente, i residui di zucchero alimentano i batteri che aumentano in modo significativo l’acidità della saliva, contribuendo così all’erosione dello smalto dei denti (5).

Diminuzione di calcio osseo: durante la gravidanza, il corpo assegna la priorità a coprire le necessità di calcio del feto trascurando quelle della madre. Pertanto, se la donna incinta non segue una dieta con sufficiente calcio, presenterà una decalcificazione ossea, che coinvolgerà le aree di fissaggio dei denti alle mandibole e alle mascelle (5).

Cambiamenti nella percezione del gusto: questi cambiamenti potrebbero spiegare il desiderio più marcato di alcune donne in gravidanza per determinati alimenti o  di combinazioni insolite di sapori. È molto frequente una maggiore preferenza per gli alimenti zuccherati (5) che aumentano il rischio di carie. Alcune donne in gravidanza soffrono, saltuariamente, di problemi di alito cattivo (6).

Protocollo di attuazione nelle persone con diabete

Come già sappiamo, il diabete è un importante fattore di rischio per la parodontite, specialmente se il controllo della glicemia non è adeguato. D’altra parte, le patologie parodontali hanno mostrato un effetto negativo sul controllo glicemico, sia in pazienti con diabete che in soggetti sani. Inoltre, le complicanze del diabete sono più frequenti nei pazienti con parodontite.

Diversi studi e revisioni sistematiche con meta-analisi hanno dimostrato che il trattamento parodontale non chirurgico può migliorare il controllo glicemico, con un valore di riduzione dell’emoglobina glicosilata (HbA1c) dello 0,4%. (1).

Prendendo in considerazione queste premesse, il dentista deve conoscere i rischi che comporta il diabete nella patologia parodontale: l’effetto che può avere sul rischio di soffrire di una parodontite, se può incidere sui risultati del trattamento parodontale e come influenza la terapia di mantenimento parodontale (1).

Per ridurre al minimo il rischio di emergenze in pazienti con diabete mellito, esistono diversi aspetti da prendere in considerazione nella clinica dentale prima di iniziare il trattamento (2).

  • Anamnesi: è importante eseguire un’anamnesi e valutare il controllo glicemico al primo appuntamento. Andranno annotati i livelli di glucosio recenti e la frequenza degli episodi ipoglicemici. È anche importante sapere se il paziente assume antidiabetici, in che dosi e i tempi di somministrazione.
  • Interazioni farmacologiche: alcuni farmaci possono alterare il controllo glicemico.
  • Orario di visita: è meglio trattare il paziente al mattino perché le persone con diabete tollerano meglio le procedure dentali in questo momento della giornata. Sono preferibili visite veloci, senza mantenere il paziente per molto tempo in sala d’attesa per evitare lo stress, e con pause durante il trattamento per consentire l’uso della toilette o l’assunzione di piccole quantità di cibo (1).
  • Dieta: assicurarsi che il paziente abbia mangiato normalmente e che abbia preso o usato il suo farmaco abituale. Se il paziente si presenta alla visita senza avere fatto colazione, ma ha preso la sua normale dose di insulina, aumenta il rischio di un episodio ipoglicemico. In caso di necessità di sedazione può essere necessario un cambiamento della dieta prima della procedura (3-5).
  • Controllo delle concentrazioni di glucosio nel sangue durante la visita: si consiglia di misurare i livelli di glucosio prima di qualsiasi intervento nei pazienti diabetici per evitare possibili complicazioni. I pazienti con bassi livelli di glucosio nel sangue (<70 mg/dl) devono assumere un carboidrato orale prima del trattamento per minimizzare il rischio di un evento ipoglicemico. L’odontoiatra dovrà indirizzare i pazienti con livelli significativamente elevati di glucosio nel sangue ad un consiglio medico prima di eseguire una procedura dentale elettiva (2).
  • Complicazioni durante la permanenza allo studio: le maggiori complicanze acute sono l’ipoglicemia e la iperglicemia. I sintomi sono simili, per cui se non si possono distinguere in modo corretto, si deve trattare come ipoglicemia, poiché le sue conseguenze sono le più gravi.

Gengivite indotta da biofilm orale

La gengivite è un’alterazione infiammatoria della gengiva caratterizzata dall’assenza sia della migrazione dell’epitelio giunzionale che di perdita del sostegno osseo che mantiene la gengiva ferma nella cresta alveolare mascellare. In generale le gengiviti sono asintomatiche e ciò che nota il paziente è un sanguinamento gengivale spontaneo o quando si lava i denti, oltre ad una colorazione più rossastra delle gengive a causa della maggiore iperemia vascolare infiammatoria (1).

In passato, quando parlavamo di gengivite, ci riferivamo alla risposta infiammatoria della gengiva a fattori irritanti locali. Tuttavia, la classificazione della American Academy of Periodontology pubblicata nel 1999 (2) introduce il concetto di lesioni gengivali indotte da biofilm orale che raccoglie le lesioni che riuniscono le seguenti caratteristiche:

  • Segni e sintomi limitati alla gengiva.
  • Presenza di biofilm orale che inizia o aggrava la lesione.
  • Segni clinici di infiammazione (allargamento del contorno gengivale a causa di edema o fibrosi, cambiamento di colore, arrossamento o colore blu rossastro, aumento della temperatura gengivale, sanguinamento dopo stimolazione, aumento dell’essudato gengivale).
  • Livelli di inserimento stabili (sia nel parodonto, senza perdita di inserzione che nel parodonto ridotto).
  • Reversibilità della malattia, eliminando i fattori eziologici.
  • Possibile ruolo come precursore della perdita d’inserzione del dente.

La gengivite indotta da biofilm orale è la forma più comune delle patologie che colpiscono il parodonto e coinvolge una porzione significativa della popolazione. Si dovrebbe informare il paziente circa il processo della malattia, i vari trattamenti, le possibili complicazioni, i risultati attesi e il suo coinvolgimento durante il trattamento. Allo stesso tempo, il paziente deve essere informato sulle conseguenze del non effettuare il trattamento: non curare la patologia può provocare che i segni clinici permangano e che possa evolvere in parodontite (3).

Löe et al. hanno dimostrato negli anni ‘60 l’origine batterica della gengivite (4) e diversi studi hanno dimostrato che la gengivite si sviluppa quando il biofilm orale si accumula sulla superficie dei denti e normalmente scompare quando viene rimosso (5).

Trattamento

Il trattamento della gengivite indotta da biofilm orale deve comprendere (6):

  • Motivazione, educazione e istruzione del paziente sulle tecniche d’igiene orale.
  • Sbrigliamento delle superfici dentali per rimuovere il biofilm orale e il tartaro sopragengivale e sottogengivale (raschiando; nel caso di gengivite associata a biofilm orale con perdita d’inserzione si effettuerà una levigatura radicolare).
  • Uso di antimicrobici ed agenti anti-biofilm orali, così come altri elementi di igiene orale, per migliorare il livello di igiene della bocca in quei pazienti in cui l’uso di metodi meccanici tradizionali è poco efficace.
  • Correzione e rimozione dei fattori di accumulo del biofilm orale come sui bordi delle corone dentali, bordi di riparazioni aperti, contatti aperti, carie dentali, cattivi posizionamenti dentali, protesi fisse e mobili con poco adattamento.
  • Lucidatura coronale (un criterio clinico) ed eliminazione delle pigmentazioni estrinseche (7).
  • In alcuni casi, correzione chirurgica delle deformazioni dei tessuti che impediscono la corretta eliminazione del biofilm orale da parte del paziente.